Un piccolo disco per umori euforici ed ostili
Qualche secondo d’ascolto per riconoscerli subito: nervi tesi, violenza rock, e cazzimma folk a riportare in auge i Folkabbestia dopo diversi anni dall’ultimo album. Sono loro, i vecchi ragazzacci pugliesi, a coagulare il tutto in un ep con la “tempesta” dentro; sono tornati per una ritrovata ispirazione dal piglio politico e scazzato e noi li salutiamo con un benvenuti. Suonano una musica muscolare e riflessiva, dalla penna forte e solida, che racconta lo stupore momentaneo della quiete, pur nella tormenta di un incessante girovagare. Novità rispetto al passato? A parte i contenuti, le sonorità sono le stesse di sempre, magari prevedibili, ma ci piacciono così.
Il primo pezzo, caldo come un frutto maturo, è “Esma” che colpisce per la sua emotività a mezz’aria, ad omaggiare la storia di una cantante rom dalla voce meravigliosa; l’urticante “Il violino e il cappello” porta in dote la lezione fricchettona di musicisti di strada, in giro per il mondo alla costante ricerca della libertà. Il suono diventa più ruvido e, con tempismo perfetto, riconosce lo sfogo del ballo nella richiesta della prossima birra. Poi, quando “La tempesta” scende come un velo nero sopra il mare, a ricordarci che l’inferno dei migranti è inferno nel destino di tutti, un graffio profondo solca la carne viva e pulsante di ogni uomo. E’ il momento della rabbia che, con lucidità e schiena dritta, brucia di invettiva verso i conquistadores dell’America latina (“Hijos naturales de Pizzarro”) e il mondo marcio della politica e della televisione (“Baraonda”). In un bozzolo narrativo ramingo e incacchiato, giungiamo ai margini della frontiera dei giramondi.
Tuttavia rigorosamente da raggiungere d’estate, con una birra in mano, e l’animo impetuoso e indignato.
---
La recensione Giramondi E.P. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-30 00:00:00
COMMENTI