Contrasti, luci, ombre, ferite che si aprono sulla pelle, e che nascono da dentro, da “sotto” la pelle, underskin. Sono questi gli ingredienti del nostalgico e dilaniante cd, omonimo del gruppo, interamente autoprodotto dai tre ragazzi fiorentini, Matteo Urro, Guido Melis e Lorenzo Desiati. Seguono la scia dei Verdena, ma con una voce meno sofferente, un po’ alla Daniele Groff. Si chiamano Underfloor, e la loro musica, che guarda ai Radiohead, Pink Floyd e King Crimson, “pulsa da sotto il pavimento”, un’espressione che loro stessi utilizzano per autodescriversi. Parla di sentimenti nascosti, invisibili, ci sono, ma non li vogliamo sentire, fino a quando esplodono sotto i nostri piedi, e ci ricordano che sono sempre stati lì, inascoltati. I testi delle canzoni sono poesia pura, è un piacere persino leggerli da soli, toccanti, rivelatori, con una musicalità propria, interna alle parole. Emblematico per tutti è quello di “Rubami il sonno”, la richiesta disperata di perché, verità indispensabili, ma che non ci vengono fornite, e vanno accettate, senza urlare.
Il sound ruvido e aggressivo tipico del rock unito a melodie nostalgiche e delicate evoca anch’esso i contrastanti sentimenti descritti nei testi: da una parte, la complicata natura della vita, che corre e non aspetta nessuno, generando disperazione e rassegnazione, dall’altra, la grinta, l’ostinazione e l’energia con cui l’uomo reagisce alla sua condizione di “foglia al vento” e che gli permettono di rialzarsi dal tappeto su cui sembrava caduto definitivamente.
Anche l’altalenante sequenza dei brani all’interno dell’album riproduce questa costante contrapposizione: “Nevica”, carico di energia, passione, quasi un inno disperato, lascia il posto e “Dissolversi”, una melodia che di scioglie, come la neve al sole, e che descrive una pace irreale, sospesa, eterea, e pare la quiete dopo la tempesta… o forse prima, perché in “Improvviso” e in “Non so correre” la carica musicale del trio ritorna, con un nuovo slancio.
Da ascoltare su tutte è “Fragile”, melodia e testi accattivanti che entrano in testa e costringono a canticchiarla anche molte ore dopo, quando si sta pensando a tutt’altro. Coinvolgente, non c’è che dire.
---
La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-29 00:00:00
COMMENTI