Piccoli gioielli che in qualche modo riportano l’ascoltatore alle atmosfere del Greenwich Village
Un trio acustico che compone, suona e canta canzoni che affondano le proprie radici innanzitutto nel folk e nel country statunitense e nella musica tradizionale d’oltremanica. I The rival poets (Angelica Pallone, voce, Daniele Bazzani, voce e chitarra acustica, Lino Muoio, mandolino) escono con un interessante disco omonimo la cui cifra sta tutta nella unicità delle canzoni che vi sono contenute. Queste, spesso e volentieri si arricchiscono di ulteriori influenze (esercitate, per esempio, da quel particolare tipo di pop melodico di matrice anglosassone molto in voga negli anni 60-70) che si aggiungono e si mischiano a quelle che dicevamo all’inizio.
Il risultato della contaminazione tra generi è stupefacente; sorta di novelli (e italianissimi) Peter Paul & Mary, i The rival poets, peraltro, aggiungono alla essenzialità del loro organico anche una certa “minimalità” in fatto di strumentazione utilizzata, ciò che rende ancora più meritevole di lode questa loro “impresa” d’esordio. Certamente autori e interpreti di primo piano come Joni Mitchell, James Taylor, Carole King, Simon & Garfunkel, Harry Nilsson e altri gruppi o singoli che hanno rappresentato (e continuano ancora oggi, in molti casi, a rappresentare) il country-folk di anni ormai lontani, sono presenti nell’album dei The rival poets almeno a livello di ispirazione generale. Ciò che del lavoro di Pallone & co. sorprende, peraltro, è la sapientissima commistione di elementi musicali eterogenei: essa caratterizza i brani del disco fornendo l’esatta misura del talento dei tre musicisti e mettendo allo stesso tempo in rilievo l’impegno profuso dagli stessi al fine di approdare a un “modello” artistico che si fa riconoscere anche per l’impronta personale lasciata dagli autori.
"Hopeliness", "If I believed", "Wolves", "Can’t see your light from here", "Somebody" e anche gli altri brani dell’album sono tutti piccoli gioielli che in qualche modo riportano l’ascoltatore alle atmosfere del Greenwich Village o (per rimanere nel nostro paese) del Folkstudio, al clima degli anni in cui la musica costituiva uno degli elementi più pregnanti del grande fermento culturale e sociale posto in atto dalle generazioni più giovani.
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La recensione The Rival Poets di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-11-09 00:00:00
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