Disco d'esordio per il duo pisano "La Povere". "Punto" è il tentativo di incontro tra musica d'autore e dance. Secondo voi ci sono riusciti?
Che cos’è un punto? Punto vuol dire tutto e vuol dire niente. Nella geometria euclidea è un ente senza parti, in grammatica un semplice segno grafico dai molteplici usi. Nell’ambito musicale, a destra di una nota o di una pausa, ne aumenta di metà la durata. Può, però, avere anche dei significati prettamente simbolici e indicarci se ci troviamo al punto di partenza o alla fine di qualcosa dove, per tale motivo, ci mettiamo un bel punto e tiriamo le somme. Ecco, proprio “Punto” è il titolo del primo lavoro dei La Polvere, duo pisano composto da Andrea Carboni (autore di tre dischi in studio) e Francesco De Giorgio (produttore). Il risultato è un lavoro elettronico, a tratti decisamente techno, poco amalgamato con la vena cantautorale di Carboni.
Il disco vede la collaborazione di Matteo “NotMe” Pupa in due tracce, “La mia città" e “La parte migliore”. Quest’ultima, insieme a “Bravi”, presenta lievi venature Royksopp. Il sound cupo contribuisce a creare uno stato ansiogeno che, però, non arriva mai ad angosciare davvero. I temi, in parte stucchevoli, indagano senza andare troppo a fondo nei rapporti interpersonali o, come in “Bravi”, scagliano anatemi privi di consistenza verso questa maledetta società che “ha rinnegato l’amore” e “devastato i vostri resti”. “Urlare forte” più che percorrere nuovi sentieri musicali, sembra riprende la disco anni ’90 (o certo synth pop del periodo à la Liquido), così come la traccia che ha anticipato l’album “Il posto all’Ermitage”, pregna di suoni già ascoltati nei club due decenni or sono, intenta a descrivere, con molta leggerezza, una storia d’amore qualunque.
Il progetto, sorto proprio come punto d’incontro tra due realtà ben definite per aprire nuovi orizzonti musicali, non pare, concretamente, aver messo a fuoco l’obiettivo, e non perché i due mondi non possano convivere (vedi la felice piccola rivoluzione attuata da Cosmo). Ci si imbatte in pezzi in cui, al netto anche delle imprecisioni metriche, non si capisce se a prevalere sia l'anima dance o le parole, e il sound risulta impersonale e talvolta privo d’anima. Spiace dirlo, ma è un disco che semplicemente non funziona, il quale, più che avvicinare universi paralleli li distanzia ulteriormente. Quello che voleva essere un punto d’inizio, è in realtà un punto di fine. Bisognerebbe andare a capo.
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La recensione Punto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-10-18 00:00:00
COMMENTI (1)
Il punto è che sei paraculamente bravo , le parole delle tue recensioni sono allo stato di liquidità giornalistica pura .
Bravo e dir poco, sublime anche, direi eccezionale , si, va bene eccezionale ,eccezionale come sai essere tu che con la tua magica scrittura sai incatare chiunque legge il tuo articolo. .
Bravo e ancora bravo.