Ci sono abitudini che ognuno di noi si porta dietro e che, probabilmente, non avranno mai fine. Sono piccole ritualità quotidiane che scandiscono le nostre giornate e che ci permettono di non sentirci spaesati o perduti, facendoci sentire a casa, che si tratti di un pasto sempre alla stessa ora, una strimpellata con la nostra chitarra, una chiacchierata con una persona che ci fa stare bene. Jack Adamant, italiano trapiantato in Svezia e già voce e basso dei Valerihana, ha fornito il proprio punto di vista sul tema in un ep solista, stupito dall'inossidabile abitudine dei suoi genitori di ritrovarsi ogni giorno a tavola alla stessa ora, dal 1982. Costruito su slanci folk di stampo anglofono e arrangiamenti strumentali scarni ma efficaci, il disco ridisegna, tramite linee sonore delicate, le difficoltà e i compromessi dai quali la vita (di coppia e non solo) non può prescindere. Cinque brani scritti in un crescendo emotivo per raccontare una storia carica di ipersensibilità e tutt'altro che rassicurante come il pranzo delle 12,00: è un esordio da seguire con attenzione, perché potrebbe essere l'inizio di qualcosa di molto interessante.
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