S'i' fosse foco, ardere' il mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo;
Cecco Angiolieri appartiene alla così detta scuola della poesia goliardica toscana della quale -senza neanche troppo campanilismo- si possono ammirare le manifestazioni odierne nello spirito pittoresco e dissacrante di tanti suoi corregionali. Il reparto psichiatrico, in effetti, è una giovane band lucchese che ha saputo giocare tra la componente schietta e grezza del poeta senese e la visione stralunata, fantasiosa della narrativa lewiscarroliana, facendo così della citazione letteraria la propria chiave di lettura della realtà (vedi tra gli altri Melville, Miyazaki, Frank Baum). L’aspetto letterario si è rivelato determinante nell’impostazione cantautorale dei testi che non è mai venuta meno ma, rispetto all’ep di debutto “La mia prima risata da matto”, il cambiamento di orizzonti culturali ha invece determinato l’adozione di un più adeguato supporto musicale: abbandonate le viscerali sonorità punk degli esordi, Il Reparto Psichiatrico ha abbracciato un sound più ricercato e complesso in grado di spaziare tra influenze elettroniche e momenti di psichedelia. “Qualcosa di più niente” è un bell’album composto da dieci canzoni sospese tra la filastrocca e il post rock, tra chitarre potenti e i testi di Branduardi. Un ottimo esordio ufficiale per il quartetto toscano che segna un passo certamente convincente nel suo percorso verso la maturazione stilistica.
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