Leo Folgori si sposta verso sud. E continua a parlare degli ultimi.
Avevamo lasciato Leo Folgori alle prese con Pier Vittorio Tondelli e il suo “Altri libertini”, l’opera attraverso la quale lo scrittore di Correggio descrisse, come nessuno aveva mai provato a fare prima, la generazione di fine’70. Quella maledetta, quella dell’Emilia da pere, quella che mai e poi mai avrebbe trovato spazio tra le riviste patinate o tra i programmi tv. “Vieni via”, uscito nel 2014, può essere considerato un omaggio alle tensioni emotive di quegli anni, un voler riannodare un legame mai reciso con i magnifici perdenti usciti dalla penna di Tondelli.
Leo Folgori ora percorre un’altra strada, che lo porta lontano dai quei confini, alla ricerca di un mondo nuovo, richiamato nel titolo del suo secondo album. Un territorio alquanto vasto, idealmente (e non solo) situato nel sud più profondo, calpestato anch’esso da inossidabili antieroi, da chi lotta per i diritti degli ultimi, da chi è sfruttato e da chi sfrutta, da chi devasta e da chi è devastato dall’idiozia umana. Se in “Vieni via” Folgori si era avvicinato a un cantautorato non proprio classico ma comunque aggrappato a certi nomi storici (valga, su tutti, quello di Fabrizio De Andrè), “Nuevo mundo” inspessisce gli arrangiamenti, belli pienotti di blues, di schegge folkeggianti, di ritmi latinamericani, di richiami all’Africa (l’arpeggio iniziale di “Nuvole” ricorda non poco la chitarra dei Tinawiren) e alla polvere del deserto. Un disco vivace che però non intende rinunciare alla lentezza e all’oscurità, che coinvolge il bravo Gianluca Secco, voce recitante, e non solo, in “Occhio per occhio”, e tira dritto nonostante qualche deriva in quota Negrita (“La scimmia”) e una cupezza forse a tratti eccessiva. “Nuevo mundo” è comunque un signor disco, e Leo Folgori sembra pronto a spiccare il volo.
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La recensione Nuevo Mundo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-23 00:00:00
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