Più che un disco questo "Animali Urbani" di Daniele Isola sembra quasi un esperimento sociale, una specie di versione in musica di quei repotage della tivù-verità à la Ugo Gregoretti o Sergio Zavoli. Infatti, nonostante l'ottima produzione di Pietro Paletti, l'intero complesso di "Animali Urbani" non riesce mai a liberarsi dalla sua veste di progetto-sociale, incastonato com'è nella sua precipua natura di, cito testualmente, "spaccato di vita contemporanea".
"Piano 24" e "Nella mia natura" sono ottime canzoni pop, per carità nulla di nuovo, nulla di inedito ma sicuramente ben cantato, arrangiato e prodotto. Poi, da questi due poli, il motivetto invitante che ti entra in testa (ma niente di veramente killer) e l'analisi sociale fin troppo leggera, non ci schioda.
Tuttavia nonostante questi evidenti, evidentissimi limiti, "Animali Urbani" è e rimane un buon album, certamente da sette "largo" in pagella, per intendersi. Adesso per Daniele Isola, giunto al secondo album, arriva il momento decisivo: ha ormai confermato di essere un autore riconoscibile e di avere tutto quello che serve per poter suonare personale. È giunta l'ora che scenda in strada e si mescoli, ma per davvero a questo giro, tra la gente. Non è più tempo per rimanere dalla finestra del ventiquattresimo piano ad osservare "il mondo come va".
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