Lo sfrecciante logorio di Dead in a Club
Traversie retrofuturistiche da Ufo Club accompagnano il ritmo serrato di “I’m your Saddam Hussein”, dotato da un’apertura ipnotica e dalla spigliatezza punk. Il garage degli Horrors si fa più evidente con “Waiting” andando a braccetto con effetti sonori alla Placebo e dall’androginia vocale pur non sempre impeccabile, dove la band piacentina ricalca il ritmo insistente del brano d’apertura.
I Dead in a Club sotto l’acronimo della canzone “DIAC”, ribadiscono il concetto di band scura nell’accezione letterale del loro stesso nome, riuscendo a portare nell’andamento del pezzo le atmosfere,i gorgoglii e rigurgiti notturni de Il Corvo rinfrancato in questo caso dai cambi più ariosi dell’inciso. Si approda così alla conclusione del disco con She is a Blank attraverso il basso fedele alla new wave alienante dei Joy Division. Nulla aggiunge ad un sound già ampiamente espresso nell’ep, talvolta sgranato nella produzione delle chitarre eccessivamente impastate negli arrangiamenti, senza scalfirne invece la sostanza compositiva paradossalmente avvincente dei Dead in a Club, rispetto alle torbide influenze rielaborate in maniera personale.
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La recensione Dead in a club di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-11-10 00:00:00
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