Una sagra di campionamenti e synth analogici, dove cazzeggio e accademia si corteggiano a vicenda, messa a punto per intrattenere e far fantasticare.
Non proprio generoso quanto a lavoro in studio ma in compenso tanti live a giro per il mondo, e spesso pure in occasione di eventi coi controcazzi (Heineken Balaton Sound, Spring Attitude, A Night Like This e Ypsigrock, giusto per citarne alcuni). Ciononostante i pochi brani occasionalmente seminati su disco dal buon Daniele Sciolla non passano inosservati, anche già soltanto per quella sua formazione trasversale che alle fascinazioni elettroniche affianca studi classici e jazzistici, e della quale si percepisce la presenza in ogni singola increspatura delle sue composizioni.
Come del resto conferma anche il nuovo ep “Varietà”, che recupera cinque tracce composte dal musicista piemontese nel 2015 per affratellarle all’interno di uno scenario basilarmente techno, sì, ma magistralmente trasfigurato da campionamenti massicci (percussioni in primis) – peraltro lavorati in studio senza successiva nuova registrazione – e synth analogici, veri protagonisti delle atmosfere portanti.
Anche l’uso delle elaborazioni vocali si rivela perfettamente funzionale alle costruzioni sonore, come nella dancefloor psichedelica di “Please” o in quella ipnotica e bluastra di “Get Alone”, fino a raggiungere picchi di perfezione stilistica come in quella “Carezze” (il brano più panoramico del lotto) che della voce pitchata di qualche semitono più basso fa il suo valore aggiunto.
A suo modo un lodevole esempio di arte musiva transistorizzata – dove cazzeggio, estro e accademia si corteggiano a vicenda – progettata per intrattenere, far ballare e fantasticare, anche in virtù di una sua ormai comprovata fruibilità nel mondo delle arti visive.
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La recensione Varietà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-26 00:00:00
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