A circa un anno e mezzo di distanza da “Generation One”, album che ha consolidato la sua vocazione per il nu-soul, l'hip hop e l’R’n’B e di cui puoi leggerne in questa recensione, arriva “Uni-Verso”, l’ultimo ep di Ainé.
Nome d’arte di Arnaldo Santoro, classe ’91, questo progetto di fine 2017 prodotto da Totally Imported spiana la strada alla prossima release ufficiale firmata Universal, attesa per l’anno corrente, di questo artista italiano, sì, ma così musicalmente eclettico e particolare per cui sarebbe un sacrilegio pensarlo dal lato creativo solo entro i confini nazionali.
Storico accademico tra Roma, Los Angeles e Boston, un portfolio di collaborazioni degne di nota con Giorgia, Gegè Telesforo, Sergio Cammariere e Davide Shorty, nonché open act per Robert Glasper e Solange, la figura di Ainé viaggia in un’unica direzione, un “Uni-(co) Verso” che un’anima soul in un corpo elettronico intraprende verso la crescita personale.
Tre brani che contano come dieci e che durano fin troppo poco: è un’esperienza acustica rara, questo immergersi nell’aura funk di "The Other Side", sperimentare la lingua italiana e la produzione di stampo americano in "UniversoU con l’atteggiamento nostalgico di "Come Home", a chiudere il trittico perfetto. Suonato completamente con strumenti analogici, il progetto acquisisce autenticità e veridicità, come se stessimo ascoltando dal vivo. Una componente fondamentale per la trasmissione di energia e vibrazioni, le stesse che vogliamo trovare a breve nel prossimo disco.
Se vi piace la nuova ondata elettronica che ha travolto di recente la black music, vi piacerà anche questo. Per di più se è di casa nostra.
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