Svytols Quattroeventitré 2017 - Ska, Rock, Reggae

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Il divertissement degli Svytols: tra reggae, ska, folk, una miscela baldanzosa e contenta

Il motore che spinge in corsa questa band lombarda verso idee sempre in movimento, è nel loro nome: da usare soprattutto per i corpi più arrugginiti e stanchi, ma anche per quelli che vogliono sgranchire un po’ l’anima. Riempie le vene di dinamicità folk, diffonde vigore ieratico nei suoni ska-reggae, alleggerisce lo spirito con l’approccio canzonettaro del pop, rende il muscolo teso dall‘urgenza del rock. Dunque un prodotto che fa saltare giù dalla sedia, destinato a oliare cervello e muscoli per la danza: “Quattroeventitrè” è un album senza fronzoli, un disco solare che costruisce canzoni giocose e dal sense of humor. L’impressione conclusiva è che questi Svytols, un po’ svitati, si divertano tanto e sappiano divertire.

Alle 8,03, la condizione è questa: “entra solo chi resta…si va avanti fino alle 4.03: l’imperfezione è richiesta…entran solo pirati, streghe e rasta…sarà un delirio notturno…”. Alle 4,23 la condizione appare diversa: l’invito è vivere la realtà piuttosto che una chiassosa esistenza virtuale. (“Olè”). Gli svitati cantano convinti, rinnovando la speranza di un mondo più onesto. “Il sole l’acqua e la ruggine” è un pezzo condito dalla solita energia veicolata da inserzioni pop, a dirci di amare le cose nelle loro imperfezioni. Medesima lunghezza d’onda per quanto concerne il reggae di “Galeotto”: opinioni sul mondo che ci circonda e sulle prigioni individuali. Abbattiamole per sentirci liberi: “nuovi eroi” alla ricerca di futuro, a tempo si ska, o samurai che non si fermano al loro destino (“Il segreto del feng shui”). Un po’ di contry-western e di musica etnica a precisare che il mondo in cui viviamo è “Biodegradabile” e che, in fondo, tutte le tristezze che ci arrugginiscono si perdono negli occhi belli dell’amore (“Così bella, così blu”) e della musica (“L’uomo dei bar pianobar”).

Servono gli Svytols per alleggerire gli animi e le articolazioni; perché il divertissement reggae, pop, folk, ska (chi più ne ha, più ne metta), penetri nelle ossa con vigorosa ironia, inneggiando alla gioia di vivere, lontano da tensioni. Buona cosa. Più difficile è dire qualcosa di nuovo.

 

 

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La recensione Quattroeventitré di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-04-18 00:00:00

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