Dalle radici del rock'n'roll, l'ep "Misdirection" ne preserva perfettamente l’essenza del garage punk come biglietto da visita dei Marlo Tilt. Il trio milanese, nella traccia più energica “Idle Lane”, sforna una voce incalzante, dotata dello stesso approccio selvaggio degli MC5 rispetto invece alla trascendenza che sperimentarono in alcuni episodi gli Stooges. Fiammate di chitarre dal lontano sapore western funestano l’uptempo “Hello!”, tra i sussurri come preludio a momenti di totale saturazione. In “North” con una voce ancor di più sopra le righe, si sentono tutte le influenze hard rock 1967 riflesse nella celebre versione hendrixiana di “Wild Thing” o dagli stessi Cream, dove una batteria potente quanto i riff conditi da fuzz e overdrive, si cala completamente nell'atmosfera di quel periodo. Il tema di “The White” è quasi la copia carbone rispetto ai brani predecessori con il rischio di intraprendere una strada a volte ripetitiva e non così efficace.
Tuttavia, il nemico più evidente dell'ep risiede nello stesso mixing lasciato quasi a livello di demo, dove i suoni e voci risultano fin troppo piccoli e ovattati se paragonati a quello che si potrebbe intuire da una qualità da album o dall'energia live dei Marlo Tilt. Un gruppo dotato di un'ottima sostanza e ruvidezza blues, lasciandosi un po' indietro l'aspetto più eclettico e innovativo del progetto come spinta ulteriore per la propria musica.
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