Lo spazio e il tempo dei D'Alì. 14 viaggi tra immagini, pensieri, ricordi e nuove mete da raggiungere
Da sempre nella storia dell’uomo, il viaggio rappresenta il momento più importante e caratterizzante delle diverse epoche e modelli sociali. Tutte le più grandi civiltà hanno fondato la loro potenza sulla capacità di spostarsi, conquistare nuovi lidi, nuovi spazi. Forse è così anche nella musica. Anzi, è così. Tanti si sono cimentati con il tema, con alterne fortune. Adesso tocca ai D’Alì, con il loro nuovo album “Vostok”, prosecuzione del lavoro iniziato con l’ep “Nessuna Fine”. La band tarantina capitanata dal cantante e chitarrista Mirko Di Bello, autore di tutti i testi del nuovo album, coadiuvato dal batterista Gianfranco Maturano, dal chitarrista Alberto Motola e dal bassista William Larocca, mette in cabina di regia il maestro Eddy Olivieri, con tutta la sua esperienza ventennale maturata negli States. Che il tema del disco sia il viaggio, da intendersi anche e soprattutto come un viaggio personale, fatto di rapporti umani, tra ricordi, immagini, pensieri è chiaro già dalla copertina del disco, quanto dal titolo stesso: Vostok infatti fu la prima missione con equipaggio umano svoltasi nel corso del programma sovietico di esplorazione spaziale, nonché il primo volo in assoluto di un essere umano nello spazio. E il disco è un viaggio anche tra stili musicali che hanno si la new wave anni ‘80 come base di lancio, ma che spaziano tra pezzi che guardano a scenari nordici, strizzano l’occhio all’elettronica (senza mai esagerare) e alla canzone d’autore. Un range che va dai Duran Duran passando per Diaframma, spruzzi di Bluvertigo e Baustelle.
La prima traccia dell’album, “Dasvidania Boctok” è un intro con la voce di Gagarin che saluta la base spaziale, ricorda molto “L.S.D.” dei Bluvertigo dove si possono ascoltare registrazioni tratte dall’Apollo 13 mentre “Vostok-1” è un pezzo che viene fuori spontaneamente. Una volta in viaggio, lassù nello spazio cosmico non si può far altro che ammirare stupefatti la bellezza del pianeta celeste e Di Bello, con un cantato che fa molto Bianconi, ci ricorda quanto sia importante prodigarsi per proteggerla. In “Domani sarà” si passa ad investigare i piccoli viaggi quotidiani di ogni essere umano. Attraverso lo sguardo di una donna si indagano dubbi e incertezze del fragile animo umano mentre “la notte scorre lenta” in attesa di un futuro certamente migliore. “Una vera estate” invece sembra saltar fuori direttamente da “Il sussidiario illustrato della giovinezza”, per sound e struttura. Questa volta il viaggio è un viaggio nel tempo andato, alla nostalgia di un tempo ormai lontano dove, con metafore semplici e lineari, tra “partite alla tv”, esami di maturità e Festivalbar si canta ormai l’amore andato e perduto senza Lei. È lo stesso fil rouge che ci conduce ad “Ancora io e te”, un bel pezzo pop, con tastiere rarefatte anni 80, e malinconia a mille.
In “The New Brando” Di Bello, non le manda certo a dire. Vittime sacrificali talent e talk show fatti di stelle luminescenti ma destinate a spegnersi subito ma la vera chicca dell’album arriva subito dopo (“Lo sguardo di Elle”) dove, attraverso lo sguardo della Monnalisa, vien fuori una singolare visione del mondo e dell’amore. “Il giorno che vorrai” è sicuramente il brano musicalmente più distante dal resto del disco. Un bell’arpeggio di chitarra ci introduce in atmosfere lontane, eteree, fredde. Insomma, una finestra aperta sul Nord. Sicuramente sarebbe un bel pezzo radiofonico. Si viaggia quindi fino a “Stare così” dove con spensieratezza e disincanto si ricordano i tempi della scuola, degli slogan di chi, un tempo guidato da ideali di rivoluzione si trova d’un tratto più borghese che uomo. E Le chitarre si fanno (giustamente!) più graffianti, cattive, acide. In “Camilla”, dove la voce di Di Bello è affiancata da quella di Gisella Polito, ritorna la meditazione sulla vanitas del tempo, attraverso gli occhi di una donna. Chissà, forse l’idea di pensare al tempo che inesorabilmente scorre sulle nostre vite come ad una donna ci trasmette quell’idea di bellezza e leggerezza che, diversamente, non avremmo accettato. Il viaggio continua con “ Il viaggio (andate e ritorni)” e “Né terra e né Dio” che sono decisamente il manifesto poetico di Di Bello. Chi viaggia non ha patria e Dei da contemplare, chi viaggia ha sempre nuove mete e vette da raggiungere. E “Stellamare” non poteva che essere la chiusura ideale, romantica di questo viaggio sempre e costantemente filtrato attraverso una donna, questa volta contemplata, amata, su una spiaggia dove parlare di “distanze” e ammirare le stelle. Insomma con lo sguardo proiettato sempre verso l’alto, l’ignoto, l’immenso viaggio che è la vita.
I D’Alì si inseriscono in quel calderone, in auge, di ripresa e rimescolamento del sound specifico degli anni ’80. Tastiere e synth mai esagerati, equilibrati. Chitarre leggere e ariose. Insomma, un buon disco, che racconta in presa diretta la vita e il suo continuo percorso verso qualcuno o qualcosa, verso l’immanente e il trascendente. Da rivedere in alcuni punti la metrica ma resta la bontà e la genuinità del progetto.
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La recensione Vostok di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-17 00:00:00
COMMENTI (3)
Una recensione importante e che rende ancora più accattivante l'ascolto di Vostok: lo sguardo di elle è il brano che preferisco, melodico e ermetico allo stesso tempo, ma il disco è davvero tutto da scoprire per un pop introspettivo e "pulito" che caratterizza lo stile di Mirko e dei D'Ali.
Davvero bravi questi ragazzi!:un gruppo di sicuro effetto, di quelli che fanno ricordare per il mix di effetti che l'insieme sound/testi riesce a creare. La voce di Mirko, calda e suggestiva conferisce un apporto di grande consistenza.
Ho acquistato il cd e molto apprezzato il sound anni 80 di questa band , i testi originali e la voce profonda del cantante . Consiglio a tutti l’acquisto ! Li trovo innovativi e bravissimi !