“Biancoinascoltato” è un disco carico, attento ai dettagli ed impegnato e questo è il suo pregio e il suo difetto.
Basta scorrere i titoli dei brani che compongono il disco d’esordio di Chiara White, “Biancoinascoltato”, per capire che il filo conduttore sia il tema del viaggio, inteso in tutte le sue sfumature, la partenza (“Itaca”), i luoghi (“Praga”, “Sönghellir”), l’attesa (“Penny”) e infine il ritorno (“Nostos”).
Il tema del viaggio comprende quindi sia quello fisico, nello spazio, sia quello mentale, nell’anima: così da una parte “Chiedimi ancora” è un viaggio della mente, intimo ed interiore, un inganno della mente su ritmi pop-rock, melodici e piacevoli, dove la viola di Giulia Nuti aggiunge colore e annoda cuore ed anima alle emozioni; allo stesso modo “Quando rivedrai il mare” è la forza della mente, dei ricordi e dei desideri.
Dall’altra parte “Praga” e “Sönghellir” sono polaroid di luoghi magici eppure materiali: la prima è dominata dal bianco, che riprende esplicitamente il titolo del disco, è la città avvolta in un bianco inascoltato, inosservato, con un cielo che si colora di fiabe, un’aria che si riempie di musica lenta ed acustica; la seconda è la pace e la purezza dell’Islanda e della natura, degli echi delle sue grotte, accordate perfettamente con melodie lente e pacate.
“Penny” è la forza e l’attesa di Penelope, il canto e l’intreccio delle trame distrutte di notte, la sfida al tempo e un rimedio all’assenza. Infine “Nostos”: il ritorno, i racconti, la ricchezza delle esperienze e il piacere della condivisione (racchiudere momenti anche se non vissuti ancora per dedicarli a te).
Le melodie, i testi, i temi e la durata dei singoli brani e di tutto il disco rivelano un’attenzione particolare, una cura dei dettagli non molto frequente nei dischi più popolari, ma anche un disinteresse per i canoni e le abitudini dei brani da classifica. Se da una parte questo è un grande punto a favore di Chiara White, perché dimostra capacità tecniche e originalità, coraggio di osare e convinzione, dall’altra è anche un suo limite, perché forse alla fine il disco risulta troppo carico e può apparire a un primo ascolto pesante e impegnativo. In realtà, ascoltandolo bene, si riesce a seguirne il percorso, basta prendere il capo del filo della tela di Penelope e avere la costanza di seguirlo fino al ritorno.
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La recensione Biancoinascoltato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-27 00:00:00
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