Dopo essersi fatto notare con l’esordio del 2015, il trio piemontese ritorna con il nuovo “Good Road to Follow”. Del precedente lavoro avevamo apprezzato l’eclettismo, la credibilità del progetto e l’ampio respiro sia negli intenti che nelle soluzioni. Ed è su questa buona strada che il cammino prosegue.
L’ascolto si apre con “Future”, classicissimo rock dall’appeal radiofonico: batteria a martellare, chitarre a macinare riffoni e liriche urlate. Una discreta testa d’ariete per provare a sfondare nella roccaforte dell'etere più patinato. Ma non è questo immaginario unto e sudato la cifra stilistica della band.
Come diceva il saggio, closer to the bone the sweetest is the meat.
Ed, infatti, già al secondo pezzo le carte vengono sparigliate facendoci balzare sulla sedia per lo stupore del cambio di registro e atmosfera. “Ugly in the Morning” attacca scarna con chitarra, banjo e batteria ma esplode subito in una calda coralità rurale e punk allo stesso tempo che sembra tratta (mi si perdoni l’azzardo fatto comunque con le debite proporzioni e reverenze) da “Sandinista” dei Clash. È il gioiellino dell'album.
Segue la title track, delicata folk ballad, e il mood si fa più raccolto. Ma dura poco: ecco il basso che pulsa e spinge e si erge a motore del sound prima nel college rock à la Smithereens di “Met Twice” e poi in “Superhero”, radicata nell’hillbilly e nell’oscurità ma che deflagra nell’indie britannico di Libertines e Fratellis.
Credo che il cuore del lavoro stia qui: nella chiarezza degli ascendenti e nella capacità di attualizzare e personalizzare la tradizione nella brillantezza del risultato finale.
La successiva “Black Shore” procede sullo stesso terreno, ma andando ad abbeverarsi alla fonte dove sgorgano come acqua fresca i canti dei campagnoli degli Appalachi. Poi di nuovo rock’n’roll con “Save You Save Me”, la cavalcata rockabilly di “It’s Fun” ed il funky liquido e potente di “Faith No More”.
Chiude l’ascolto l’altra perla del disco, “Before I Disappear”, baciata dal sole della California e da chitarre Byrds-iane.
Spero di non male interpretare le intenzioni della trio se concludo affermando che la sensazione che si ha da quest'esperienza d'ascolto è che l'album intero è un dipinto che vuole far cantare l'individualità dei compositori con le parole e le forme eterne del blues e del rock tradizionale, con il suo continuo e raffinato gioco di rimandi e citazioni, che funziona benissimo e soprattutto suona fresco e originale. Una band interessantissima e da approfondire.
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