Si cantano piccole cose, è vero, ma lo si fa bene, benissimo: bravo Il Solito Dandy
Come quei polpettoni che le nostre nonne o le nostri madri (o perché no, le nostre zie se non noi stessi) cucinavano con gli avanzi del giorno prima e che pure erano e sono buonissimi. Un po' questo, ma non solo questo, è "Buona Felicità" di Il Solito Dandy. Un disco che parla, canta e suona di piccole cose, quelle raccontate in "Citofoni" o in "Bisturi", che non alzano mai il tiro ma che rimangono con gli occhi ben piantati sulle scarpe. Eppure questa piccolezza, questo microcosmo è perfettamente chiuso entro se stesso, autosufficiente. Un meccanismo piccino, realizzato da Il Solito Dandy con la sapienza di un vecchio orologiaio: cinquanta per cento di esperienza e imitazione degli altri, cinquanta per cento fantasia.
Da questo processo quasi alchemico viene fuori un album solido, molto pop, molto anni Ottanta (come s'impone nel pop italiano da quasi quattro anni a questa parte, se non cinque) e che si lascia ascoltare più e più volte. Certo nella seconda parte del disco, grosso modo dopo il vertice stilistico rappresentato da "Owen Wilson", la qualità cala, cala anche sensibilmente (anche se "Vittorio Emanuele" il groove ce l'ha, ce l'ha eccome). Eppure Il Solito Dandy riesce sempre a tenere la barra a dritto e, saldamente, non scende mai al di sotto della linea di galleggiamento. Non si esce mai per l'alto mare aperto, si rimane sempre nel laghetto del parco sotto casa: però i sentimenti, le emozioni e le situazioni sono costruite in modo perfette. Se non conosci qualcosa non parlarne, piuttosto racconta la tua, più o meno, squallida normalità: ce lo dice Il Solito Dandy e noi lo cantiamo con lui. O al massimo mangiamo il polpettone di nostra nonna sul divano mentre lo ascoltiamo.
---
La recensione Buona Felicità di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-07 00:00:00
COMMENTI