“Un lungo viaggio” è il primo disco di Francesca Trissati, ma sembra ancora senza identità, troppo banale e prevedibile. Peccato.
Certe volte esistono buoni propositi che vengono realizzati nel peggiore dei modi o, non si sa bene per quale motivo, non si riescono proprio a realizzare. “Un lungo viaggio” è il primo disco di Francesca Trissati e lascia proprio questa impressione. Perché se da una parte vorrebbe prendere spunto dal cantautorato rock al femminile più importante e apprezzato, vorrebbe parlare della vita reale, del viaggio come una metafora del superamento delle proprie paure e la costituzione della propria identità, più forte e solida di prima, dall’altra tutti questi buoni propositi che facevano ben sperare, non sono mai realizzati.
Se l’ispirazione alle donne del rock italiano sembra evidente, sembra altrettanto evidente il tentativo (forzato) di imitazione e l’impossibilità di avvicinarcisi; se i temi raccontati dalle parole sembrano importanti e personali, la loro realizzazione risulta quasi sempre troppo banale e prevedibile. E parallelamente il sound che accompagna i testi fatica a convincere anche dopo vari ascolti, perché si perde a inseguire un pop-rock (molto più pop che rock) già ascoltato innumerevoli volte e ormai ampiamente superato. Allo stesso modo la voce non ha ancora trovato la propria identità e originalità.
Dalla somma di tutti gli elementi viene fuori un disco che sembra ancora senza identità, senza originalità, senza ricercatezza e decisamente troppo prevedibile.
C’è tantissimo da lavorare, ma da qui si può solo migliorare. Peccato, perché i propositi di partenza potevano anche essere positivi e interessanti.
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La recensione Un Lungo viaggio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-04 00:00:00
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