Colonna sonora di un documentario mai realizzato sulla potenziale deriva (distopica?) della nostra società – sempre più freneticamente (iper)tecnologica e sempre meno solidale – “Satori” ha richiesto ben due anni di lavoro al buon Nic Sarno, che se l’è composta, prodotta e mixata da solo, sotto l’ala protettiva della White Forest Records.
Quella del producer milanese è un’elettronica concettuale, impreziosita da una sotterranea vis cinematografica e da una molteplicità di diversificate sfumature ambientali, che qui si dipana attraverso 12 tracce – registrate live e praticamente senza campioni – piuttosto distanti dai massimalismi giocherelloni degli esordi “antiberlinesi” (“The Sample Truth”). “Satori” si muove infatti su ben più complessi e contraddittori scenari, dove intimismo e meditazione personali si contrappongono alla contemplazione distaccata di una società tanto annichilente quanto intrigante (non è un caso che la principale fonte ispirativa sia riconducibile a un recente viaggio in Giappone, peraltro efficacemente rievocato dalla copertina).
La risultante, in termini di condensazione umorale, è una IDM sperimentale magistralmente contaminata da momenti di rumoristica alienazione da tempi moderni quasi “chapliniana” (“Meltdown”), tossine glitch-danzerecce (“Hyperloop”, “Idol X”, “Climax”), derive industriali (“Drone 01”) e, soprattutto, stranianti visioni orientaleggianti (“Sakura”, “Benzo”, “Iku”), dove a fungere da organico collante ci sono gli insegnamenti di personcine come Autechre, Boards Of Canada, Daniel Lopatin e Steve Reich.
A fine giro di giostra davvero nulla da eccepire, né sulla forma né sulla sostanza: assolutamente da spararsi in cuffia come ideale accompagnamento sonoro per le nostre solitarie comparsate nel gorgo spersonalizzante della contemporaneità.
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