Paradossale parlare adesso di questo disco. Paradossale perché è uscito quasi due anni fa e perché il suo autore sta per pubblicare il nuovo album. Ma il disco è qui, quindi vale la pena di scriverne. Anche perché l’esordio di Stefano Vergani, classe 1982, è una delle cose più interessanti degli ultimi anni. Interessante per una buon numero di motivi. Perché frizzante, ironico, a tratti giocoso. Perché poetico, evocativo, a tratti toccante. Il motivo principale per cui affascina, però, è la sua capacità di essere un compendio sonoro di quarant’anni di cantautorato italiano: nelle undici canzoni di questo album si passano in rassegna Capossela, Fossati, De Gregori, Gaber, Testa e anche un pizzico di Ligabue. Il tutto, e qui sta la bravura di Vergani, riuscendo a non essere meramente derivativo. Riuscendo, cioè, ad imprimere qualcosa di nuovo in stilemi all’apparenza già abusati. Certo, non tutto è al posto giusto, altrimenti saremmo qui a gridare al miracolo. Non convince, ad esempio, il reiterato rinchiudersi nelle quattro mura del bar, frequentate da Vergani con troppa insistenza nelle tracce del disco. O un certo vago esistenzialismo da navigato uomo di mondo che si può capire in un Capossela, meno in un autore così giovane.
Ottimo dunque il contesto, ottimi alcuni pezzi (tra i migliori “Rospo e Avelardo”, “Una volta prendevo treni” e “La sirena è una metafora”), buoni certi spunti in bilico tra cantato e recitazione (“L’inverno non è il top”) e poi qualcosa da rivedere e sistemare, magari personalizzandolo maggiormente (“Le Bariste”). Ad ogni modo, la polpa c’è, su questo non si discute. Accompagnata anche da un’ottima resa live, caratterizzata da una eccellente capacità di tenere il palco. E proprio nei concerti si è avuto un assaggio di brani inediti, convincente biglietto da visita per un album che si spera possa aggiustare le sbavature dell’esordio. Del resto, dovrebbe essere ormai questione di pochi mesi…
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La recensione La Musica è un pretesto, la sirena una metafora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-04-26 00:00:00
COMMENTI (1)
marco villa è dio...
:]
cmq stefano è davvero bravo:
(cazzi miei mode/on)
quando stavo a bologna lo incontravo spesso alle feste e passava ORE a suonare tutto lo scibile del cantautorato italiano in maniera davvero eccellente.
(cazzi miei mode/off)
quindi si merita questa recensione e un eventuale riconoscimento a livello di pubblico.
ciao.
:)