Piccoli frammenti meteoritici di vita quotidiana, si mescolano ad un suono quasi esclusivamente elettronico e minimalista. Un esordio di cui tener conto.
Da lontano, molto lontano, la Terra appare come un granello di polvere. Ciò che ci circonda e ci appare infinito per vastità come gli oceani o le catene montuose, non è nulla se messo a confronto con il resto dell'universo, lo stesso concetto di dimensione diventa insignificante al di fuori della nostra atmosfera.
"Voi siete qui", l'album di debutto di Marco Pellegrino, in arte Nonpellegrino, si appoggia a questo disarmante paragone di sostanza, ispirandosi alle riflessioni di Carl Sagan, un uomo dello spazio in tutti i sensi, che nel '90 mise l'accento sulla questione, sbattendoci in faccia la nostra piccolezza di uomini inseriti nel cosmo mastodontico.
La traduzione in musica di quanto descritto sopra è presto fatta: piccoli frammenti meteoritici di vita quotidiana, si mescolano ad un suono quasi esclusivamente elettronico e minimalista; le particelle sintetiche collidono in maniera armonica fino a creare tessuti melodici cullanti e davvero ben assortiti, la vocalità di Marco, giovane ed educata descrive gli attimi dilatando e restringendo il tempo, splamandosi sopra i campionamenti.
Se decidessimo di volare via dal nostro pianeta e per l'ultima volta lo vedessimo allontanarsi diventando sempre più piccolo, fino a rimanere nient'altro che un punto azzurro nel buio, verremmo assaliti dalle domande esistenziali, forse ripenseremmo a tutto: l'evoluzione, le persone conosciute e quelle ancora da conoscere, le scoperte e le teorie, tutto verrebbe annullato, tutto avrebbe valore solo come ricordo. Questa sensazione in "Voi siete qui" è ricreata dalle ritmiche lente e lisergiche di brani come "La mania del ladro" il cui testo nichilista recita:"È inutile insistere, la verità non esiste, è inutile decidere, la verità non esiste, è inutile sconfiggere, la verità non esiste", o in "La strada", più battuta e distorta ("Un giorno io ti dividerò per zero e avrò l'infinito"). Unico lembo di terra acustico è alla metà esatta del disco, il brano "Altrove", con la chitarra unica protagonista, e l'atmosfera dei lentissimi verdeniani, per nemmeno 2 minuti e mezzo di contrasti interiori ed inadeguatezza: "Vorrei sparire per avere ragione e ragionare per non spirare, vorrei stare in un ufficio per ore per avere il bisogno di andarmene altrove".
In un mood mistico tra Iosonouncane e Amor Fou, Nonpellegrino ci geolocalizza in punto ben preciso, "Voi siete qui" e da nessun'altra parte. Sappiamo che "fuori" non esistono lo spazio ed il tempo come li abbiamo sempre conosciuti e per questo forse viaggi troppo lontani anche fatti con la mente hanno poco senso. La Terra gira sempre credo, anche il lunedì.
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La recensione Voi siete qui di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-22 09:00:00
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