“Porteremo gli stessi panni”, la conferma dell’autorevolezza dei Guignol.
Nasce tutto da un’implosione. Con una questione privata deflagrata all’improvviso. Una litigata in un giorno qualunque, un rinfacciarsi le scelte di vita contestate, da una parte e dall’altra, più o meno con vigore. Padre contro figlio: un classico. Un confronto duro, che ha messo di fronte Pier Adduce e suo papà. Dal quale l’ispirazione che ha portato alla nascita di “Porteremo gli stessi panni”, il nuovo album dei Guignol, il gruppo capitanato proprio da Pier Adduce.
Che poi ha cercato e trovato ulteriore linfa dalla lettura delle opere di Rocco Scotellaro, socialista, occupatore di terre, primo sindaco di Tricarico del dopoguerra a soli 23 anni, nonché poeta e letterato, apprezzato da Eugenio Montale. Con due poesie di Scotellaro, i Guignol aprono e chiudono il disco (“Padre mio”, una scelta non casuale, e “Pozzanghera nera il 18 aprile”). A ruota tutto il resto. A partire dalla descrizione di personaggi destinati ai margini della società, reduci da matrimoni falliti, invischiati in storie di ordinaria tossicodipendenza, di famiglie allo sfascio, in arrivo dalla periferia più degradata, reduci da sabato sera noiosi e fallimentari. Poi altri legami. “La promessa” è dedicata a Luciano Bianciardi, ma la band milanese si ritrova a fare i conti anche con Danilo Dolci e Carlo Levi, con Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Dai quali hanno ereditato rabbia e malinconia, il neorealismo in bianco e nero, il desiderio di ribellione di quella turba dei pezzenti con il vizio di portare addosso sempre gli stessi panni. Gente poco affidabile, insomma, dalla quale è meglio stare a distanza di sicurezza.
I Guignol questa volta scelgono un atteggiamento più cantautorale, lontano dai picchi nervosi di “Abile labile”, il loro precedente lavoro, pur senza rinunciare a qualche sconfinamento di matrice rock. “Sei fratelli” sa tanto di Nord America, “Diversi e opposti” paga dazio agli anni ’70, “Come Maria Vergine” possiede qualche riferimento noise, mentre “L’orizzonte stretto” ricorda il blues dei Rolling Stones. Di “Porteremo gli stessi panni” colpisce il suono severo ma al tempo stesso in grado di emanare energia e dolcezza. Per i Guignol un'ulteriore conferma della loro autorevolezza, della loro genuinità.
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La recensione Porteremo gli stessi panni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-07-05 00:00:00
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