I Mamavegas hanno firmato il loro capolavoro
Il talento è per definizione una capacità innata, una disposizione naturale verso qualcosa. È, filosoficamente parlando, un inclinazione dell’animo. Adesso prendete sei teste, tutte quante in egual modo pregne del suddetto e fondetele insieme, fino a creare un’unica realtà, un unico essere organico ed eterogeneo allo stesso momento. Bene, allora e solamente allora, otterrete come risultato ultimo i Mamavegas (Emanuele Mancini, Matteo Portelli, Andrea Memeo, Marco Bonini e i fratelli Francesco e Daniele Petrosino). Arrivati alla loro terza fatica in studio, dopo il concept “Hymn For The Bad Things” e l’intimo “Arvo”, i sei ragazzi romani sfornano un disco che è plausibilmente quanto di più alto una band italiana, di estrazione anglofona, potesse sfornare.
“MMM”, fuori per 42 Records (già casa discografica de I Cani, Colapesce, Cosmo) è non solo una summa del lavoro svolto dalla band negli anni ma anche, o forse soprattutto, l’ennesima prova di abilità, di perizia di un gruppo che, pur attingendo a varie fonti (quali possono essere i Tame Impala, Arcade Fire, A Toys Orchestra, Radiohead), resta concentrato su stesso e si smarca in maniera definitiva da etichette e definizioni. Non li possiamo definire indie, non li possiamo definire folk e nemmeno elettronici. I Mamavegas sono e resteranno solamente i Mamavegas.
Nella title-track ci imbattiamo subito in un pezzo che, apparentemente, ci trasporta in un’altra dimensione. L’intro à la Tycho è perfettamente modulato alla carezzevole voce di Emanuele Mancini. Ma quando ormai pensiamo che il pezzo abbia definitivamente preso la sua strado ecco che, nell’intima maliconia del testo (“time to give it up, time to clear it up now, we know those days are over”), il sound si fa più solido e fortemente cadenzato, fino a diventare una drammatica marcia nervosa.
È l’anima elegante e sofisticata nu jazz a catturarci invece in “Against your will”. Ricca di fiati, mostra tutto il suo lato dark nei galanti fraseggi di chitarra e da un basso scandito a definirne la struttura. Dopo le atmosfere inquiete dei primi due brani, un po’ come accade con l’arcobaleno dopo un forte temporale ecco che con “After The Fall” si apre una nuova fase del disco. Festosa ed eclettica, con un tocco elettronico ricercato e minimale, fa da apripista a “Kitbomb”, altro brano dall’incedere giocondo, tutto incentrato sul dualismo percussioni/synth che si conclude nella lunghissima, ma non tediosa, coda psichedelica tutta danzereccia.
“Career High”, oltre ad essere una dichiarazione di intenti è il brano con l’approccio più brit del disco, nel cantato e nel sound che lascia subito il passo a “Samba”, un pezzo che più Arcade Fire di così si muore. Eppure, nonostante la citazione evidente, c’è sempre quel quid a rendere così personale, così esclusivo il sound della band campano-romana. “Self esteem” è una gemma, è un ballo in punta di piedi, è il soffio della brezza sul mare ma è anche un tuffo nel recente passato della band. Una ballad, così intima e profonda (“let me be your self esteem"), dannatamente semplice e straziante. In “Fake stars” i ritmi tornano ad alzarsi, senza mai eccedere. Tutto è equilibrato, calcolato con estrema precisione. Atmosfere rarefatte e impalpabili nella malinconica “High Tide” che in alcuni punti sembra ricordare “Lotus Flower” dei Radiohead. “Ready for war” nonostante il suo piglio energico, è probabilmente il brano meno convincente dell’intero disco però ha il pregio di fare da apripista all’altra gemma dell’album: “The Table Of Elements”. “The Table Of Elements” ha il suono dell’alba, delle sfere celesti in movimento, è una carezza sul viso e , come la tavola degli elementi appunto, ha al suo interno tutti gli elementi chimici dove tutto può nascere, dove tutto può essere creato, che è, in fin dei conti, quello che i Mamavegas fanno: creare suggestione, emozioni, immagini, riflessioni.
“MMM” è un disco estremamente bello, è una foresta incantata in cui perdersi senza la paura di non poter tornare più indietro, pieno di riflessioni esistenziali e di racconti. Figlio di un lavoro certosino, come dimostra la stesura dei testi, frutto di un continuo labor limae per sembrare quanto più anglofono possibile, come se fosse stato scritto proprio nella terra della perfida Albione. I Mamavegas non hanno paura di sperimentare e di seguire più filoni contemporaneamente pur restando saldamente ancorati alla loro essenza, senza snaturarsi per seguire mode e clichè. Un lavoro eccellente, l’ennesima e ulteriore conferma di un gruppo che meriterebbe certamente molta più notorietà. E non solo all’interno dei confini nazionali.
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La recensione MMM di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-30 09:00:00
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