Andrea Poggio
Controluce 2017 - Cantautoriale, Sperimentale

Controluce
18/12/2017 - 09:00 Scritto da Letizia Bognanni

Un disco a tratti straniante e glaciale, dove alla precisione quasi burocratica dello storytelling si contrappone un (apparente) caos musicale ricco e divertente

Avevamo lasciato Andrea Poggio nei panni di cesellatore indie-folk con i Green Like July e il bellissimo album "Build a Fire". Giunta al capolinea un paio di anni fa l'avventura “americana”, lo ritroviamo nelle vesti di sofisticato cantautore alle prese con la lingua madre, nelle parole ma anche nella grammatica musicale. Una grammatica che però lui si diverte a scomporre, rimescolare, aggiungendo pezzi che non ti aspetti, giocando con i generi.
Un gioco che però è molto serio e composto, finendo così per creare qualcosa di peculiare e a tratti straniante, come ad esempio nella title-track, dove si incastrano un'orchestrazione puntellata di fiati e un andamento melodico quasi da musical disneyano, e un senso di solitudine compiaciuto e desolato nel testo, racconto di una camminata fra persiane chiuse, silenzi, luci al neon ("Perdersi nei vicoli, smarrir la via di casa / parchi sconosciuti, piazze nascoste / steso sopra l'erba sotto un cielo rosso-arancio / Riscoprirsi all'improvviso in pace col mondo").
Non è l'unico testo che indugia nella sospensione spazio-temporale in cui ci si perde quando si vaga senza meta per strade sconosciute, oppure viste da prospettive sconosciute, o in mezzo a persone sconosciute osservate a distanza, fisica e/o emotiva. E se quello che dà personalità alle liriche è proprio la freddezza, a darla al resto del disco è il modo in cui la precisione quasi burocratica delle descrizioni e dello storytelling si appoggia su un (apparente) caos musicale – creato con il sapiente Enrico Gabrielli - dove si rincorrono (e si raggiungono) tastiere, percussioni, fiati, sperimentazione, tradizione, elettronica, jazz, pop, serenità anni '60 e spigolosità anni '80.
Come in “Mediterraneo”, probabilmente il brano che più di tutti contiene l'anima, anzi le anime, dell'album: Battiato che fa Gino Paoli, o viceversa; i Bluvertigo che duettano coi Baustelle per la canzone più glacialmente estiva che si possa immaginare.
Così in tutto il disco vaghiamo e osserviamo perplessi piazze, strade, spiagge, deserte o gremite, assolate o piovose, sempre senza entrare per non rovinare la prospettiva, sempre da una giusta distanza.

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