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Sarebbe un errore grossolano salutare il 2017 senza rendere merito al ritorno degli Yombe. Dopo l’ep folgorante dello scorso anno, gli ex-Fitness Forever Alfredo Maddaluno e Cyen hanno celebrato l’ingresso in Carosello con un disco che fonde il pop internazionale al miglior alternative R&B. “GOOOD”, che fa riferimento all’espressione inglese to be good at something, potrebbe tranquillamente intitolarsi “REAL PRO” - veri professionisti - considerando che il duo napoletano ha confezionato qualcosa in più di un semplice disco ben fatto, diventando ormai sinonimo di ambizione e qualità.
“GOOOD”, va detto subito, è un album a cui stanno strettissimi i confini nazionali e che potrebbe proiettare gli Yombe nelle line-up dei festival d’oltralpe. Come scultori alle prese con il non-finito, il duo napoletano incastona i brani principali dell’album tra spezzoni incompiuti di materia prima: è di fatto l’essenza stessa della black music a riaffiorare nelle quattro interlude del disco, ognuna votata a una declinazione diversa del genere. “GOOOD, Pt. 1” fa la corte a una produzione jazzy, “uuhh aahh (interlude)” evoca Stormzy alle prese con l’intro di “Big For Your Boots”, “No Looking Back” ci riporta alla classe di Sampha, “GOOOD, Pt.2” chiama in causa Blood Orange.
Mentre possiamo solo immaginare quali di questi spunti il duo proverà a sviluppare in futuro, il presente di “GOOOD” trasporta con eleganza l’influenza degli artisti citati (e non solo) su un piano minimale, in cui si tende a raggiungere il massimo risultato con il minor numero di fattori. Il segno distintivo dell’album, al di là dei suoni freschissimi à la SBTRKT e Flume a cui il progetto ci aveva abituati fin dall’esordio, sta proprio nella capacità degli Yombe di addomesticare il silenzio in nome di un pop seducente, che sa dare il giusto peso ad ogni singolo elemento del brano.
L’impressione, a questo punto, è che la realizzazione di “GOOOD” nasconda un lavoro certosino di sottrazione: non è la voce di Cyen a dominare nel complesso né la produzione di Alfredo, ma il connubio delle singoli parti, pause incluse. Non un solo beat è lasciato al caso e ogni dettaglio che si aggiunge o scompare mantiene l’attenzione all’ascolto altissima, che si senta l’urgenza di salire sul tavolo e improvvisare un club nel salotto (“Tonight”, “My Veins Are Roads” e “Secret”, “Nothing New To Me”) o che sia il carisma di Kelela e Solange a prevalere, accentuando il lato sensuale dell’album (“Fighter”).
“REAL PRO”, dicevamo, ancora più che good at sembra allora l’espressione più adatta per definire due artisti capaci di portare a casa e fare propri un ventaglio così articolato d’influenze. Nel 2016 li abbiamo accolti con gioia, nel 2017 ci hanno dato prova di cosa sono capaci, nel 2018 gli Yombe devono andare a dare filo da torcere ai nuovi nomi grossi dell’R&B. Che cos’hanno questi ragazzi in meno, che so, di una Bonzai? Per me nulla: in bocca al lupo, vi si aspetta come minimo alla prossima edizione del Parklife.
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La recensione GOOOD di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-12-25 09:00:00
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