"Party Animals", il nuovo disco del duo anglo-italiano Bikini Death Race, è il disco da mettere in loop alle feste in casa che voi tutti stavate aspettando. Abbastanza adolescenziale e naive da poter comparire nella colonna sonora di Skins, ma anche abbastanza diretto e spregiudicato da poter comparire nella colonna sonora di Skins.
La traccia di apertura, "Celestico", richiama i Crystal Castles non solo per il chiaro riferimento nel titolo, ma anche per il massivo uso dei synth e la tagliente voce femminile che ricorda vagamente quella di Alice Glass. Il concept delle prime tracce è quello di un viaggio nel paese delle meraviglie in compagnia del bianconiglio, ma le sonorità fanno pensare più ad un film di Harmony Korine che ad un cartone Disney.
Dalla tradizione punk hanno preso la brevità delle tracce che non superano di media i due minuti, dai Prodigy e distorsioni ballabili della title track "Party Animals"; tracce come "Don't Talk" d'altra parte evocano immediatamente i Depeche Mode, mente l'eco di Kathleen Hanna risuona più o meno chiaramente in tutto il disco.
I Bikini Death Race passano dal punk al post punk, dall'elettro clash all'industral superando una difficile prova. In "Party Animals" si intravedono molte ispirazioni, ma il loro non è mero citazionismo: sanno trarre ispirazione dai propri mostri sacri senza che soffocare la propria vena creativa. In ogni pezzo dell'album al di là degli alti richiami si vede una linea di continuità ed il palesarsi di una forte identità artistica. Un'ottima prova da parte di un gruppo che essendosi formato solo due anni fa ha ancora un ampio margine in progredire di scoperta artistica e miglioramento.
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