“Haunting” è un surf-punk acerbo ma ben fatto, manca solo il tremolo sulla chitarra, qualche effetto sci-fi e sarebbe perfetto per un horror anni ’80, come suggerisce l’imponente cartaceo allegato al cd.
“What Could I Say?” è la classica ballata per chitarra scordata, che poi prende via dietro ad un improbabile solo di chitarra fuzz. Per “The Only One” spenderei due parole in più, anzi riporto quelle della presentazione perché son troppo disarmanti: “…è del genere Pop, più precisamente si tratta di una ballata d’amore”, che dolci! In effetti è un bel pezzo, anche se il quartetto dà il meglio quando gira tra garage e B-movie, anche perché con la voce femminile non è cosa di tutti i giorni. Personalmente in scrittura preferisco la mano di Rosaria, che firma il primo e il terzo brano, poi certo ci sarebbe da parlare dell’intonazione della voce e dei testi, ma davvero non ce la faccio a parlare male di un gruppo che scrive tra i thanks: “alle nostre famiglie e a chi non ha creduto in noi, perché siete stati voi a darci la forza per non mollare, fuck you!”.
Figlioli miei (non sono io ad essere vecchio, ma loro che sono giovanissimi), sacrosante parole le vostre, soltanto mi dispiace d’essere io ad informarvi che la strada panoramica che avete intrapreso è lunga e piena di buche. Buona passeggiata.
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La recensione Haunting di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-22 00:00:00
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