"Colossus" è il nuovo album dei Kayleth, un rabbioso concentrato di buon sano rock tra stoner, metal e psichedelia.
Bel pugno nello stomaco quello dei Kayleth. In bilico tra stoner e metal, la band veneta torna con un nuovo lavoro dai suoni cattivi che afferra l'anima e la scuote con decisione e forza.
Un disco dal sapore oltreoceano, un concentrato di buon sano rock senza troppi fronzoli che arriva dritto al cuore e alla testa.
Ruvido, potente, "Kayleth" è una forte tempesta elettrica dai ritmi serrati e dalle sonorità velenose che strizza l'occhio a gruppi come Kyuss e Orange Goblin (e a tratti un po' anche ai Metallica).
Il disco mantiene una certa energia senza mai rallentare o prendere fiato dall'inizio fino alla fine, passando per veri e propri picchi di rabbia come la psichedelica "Ignorant Song"o "So Distant", traccia veloce o, per meglio dire, addirittura forsennata, oppure "Solitude".
Ci sono momenti di calma apparente con "Mankind's Glory", brano dalle atmosfere più cupe ma non meno arrabbiate, con l'ingannevole "The Spectator" in cui la band è pronta a esplodere da un momento all'altro e con la conclusiva "Oracle", che alterna attimi di tranquillo ma allucinato desert rock agli ultimi getti di veleno sputati dal gruppo.
"Colossus" è un lavoro che guarda oltre l'Italia, dall'impronta decisamente internazionale.
I Kayleth catturano l'ascoltatore con il loro vortice musicale elettrico che non lascia scampo e che morde con cattiveria dalla prima nota all'ultima.
Un rock puro e travolgente, decorato con qualche psichedelia, che non si perde in chiacchiere e va dritto al punto. Un disco sincero, "di pancia", che non può certamente passare inosservato.
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La recensione Colossus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-09-10 00:00:00
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