Nel terzo disco degli Universal Sex Arena i generi si fondono come le etnie e restituiscono un risultato spettacolare
"Abdita" è il terzo album in studio per gli Universal Sex Arena e, come suggerisce l'etimologia della parola latina scelta come titolo, si tratta di un viaggio attraverso l'occulto, il misterioso, il remoto. Questo disco è un itinerario senza una meta precisa verso il sud; il meridione è inteso come luogo materno, di nascita e di origine. Un'idea etnica e tribale, un luogo mistico che scioglie le interazioni tra gli uomini e dove il tramonto confonde persino la realtà, nascondendola, rendendola segreta.
Un disco che si avvale anche della collaborazione di Luca Ferrari, batterista dei Verdena, che in alcune tracce mette a disposizione tutta la sua esperienza e la sua capacità di rendere il tutto più sofisticato e allo stesso tempo potente. "Abdita" inizia con "Secret People", un inno sonoro dove si sente il ribollire della Terra dalla sua profondità, il nucleo che pulsa di suoni psichedelici e di chitarre. Suoni schizofrenici e oscuri attraversano tutto il disco, i generi si fondono come le etnie e restituiscono un risultato spettacolare. C'è la sterminata campagna meridionale nel brano che ha anticipato il disco "Horizon Of Barking Dogs", c'è la Sicilia in tutti i suoi colori e profumi ne "In Palermo You Can'Have Me" e nella fusione panica con la natura di "Aetna". Ma la natura è il posto dell'uomo, il luogo dove inizia la contemplazione totale del mondo e di se stessi, che avvertiamo nella splendida "Like Home", che ci rivela anche suoni medio-orientali.
"Abdita" è un disco che parla dell'Universo: lo fa attraverso un viaggio mentale e sonoro, a tratti fisico, accompagnato da sonorità ricercate, assolutamente non convenzionali.
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La recensione Abdita di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-13 09:00:00
COMMENTI (1)
Fighissimo!