Un disco d'esordio molto intimo e introspettivo per imparare ad essere se stessi
In un mondo sempre più social e sempre più connesso, è molto più difficile rimanere attaccati al reale. Se Pirandello fosse vissuto oggi avrebbe potuto osservare l'incredibile sfilata di "maschere" del nostro tempo, la difficoltà sempre crescente di rimanere intimi senza darsi in pasto al regno virtuale. Sempre di più l'idea che gli altri si fanno di noi stessi è deviata dall'impressione, dall'apparenza immediata che trascende anche l'impatto reale, limitandosi essenzialmente a creare giudizi su di noi attraverso i nostri profili social.
"Fingere di essere ciò che si è", primo album in studio dei Cucineremo Ciambelle racconta gran parte di questo disagio. La difficoltà ad essere se stessi e a rivelare anche le proprie debolezza per quelle che sono, senza più dover indossare i panni di un personaggio che non ci rispecchia. Sonorità emo-pop d'oltreoceano che spaziano tra nostalgia di tempi non vissuti e malinconie quotidiane: "Spettro", "Horror", "Arancione", "Mai Solo", sono brani che raccontano un male interiore a mo' di sfogo su un personalissimo diario segreto, la musica. La band va a braccetto con le tinte grigie e le atmosfere sognanti del primo mattino come quelle di "Profeta", brano da cantare all'alba sulla spiaggia lasciata deserta dopo un falò.
Un disco emo-pop classico ben costruito, che restituisce benissimo le sensazioni che la band vuole trasmettere. Un altro piccolo successo da tenere d'occhio per gli amanti del genere e per chi adora piangere da solo in cameretta con le canzoni tristone.
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La recensione Fingere di essere ciò che si è di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-22 00:00:00
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