Un disco che parte con poca convinzione ma poi migliora nel corso della tracklist
Abbandonata qualsiasi idea di ribellione in un sound così orecchiabile e fin troppo educato, “Friday Night” dei Second Youth, incarna i tipici tratti del punk rock targato Social Distortion e Rancid, dove la ruvidezza della voce principale viene assecondata da ripetuti giri di chitarra sentiti e risentiti nella scena musicale di riferimento. Un registro fermo su di esso, che migliora in parte grazie alla coralità del ritornello di “This City” caratterizzata da alcune contaminazioni reggae. Di tutte, però, la traccia più riuscita per melodia in questo senso è senz'altro “Suzanne”, che insieme al levare di “1992” riporta un po' di respiro e di luce in più al suono di "Dear Road" con un tocco d’assolo figlio di Mick Jones.
Sebbene l’ispirazione musicale della band non sia sempre il maggiore punto di forza, “Boots and Mohicans” che difatto non ha la pretesa di aggiungere altro al repertorio, ne conferisce piuttosto un contesto più autentico al sound del gruppo. Tralasciate le facili scelte iniziali, i Second Youth prendono così la giusta direzione secondo radici più viscerali, in quel confine sottile che delimitava il pub rock dal punk, per completarsi in una carica live alla “Whiskey in the Jar”. Nella medesima chiave di lettura, nasce alla ricerca del ritornello perfetto, “Close”, un crocevia con il primo approccio del disco ben tenuto dall'equilibrio più sostenibile segnato dalla seconda parte del progetto.
Da questa angolazione non è difficile digerire in modo più vero la stessa “Worst Case Scenario”, dettata da un'epicità unica e dal riff più accattivante dell’album, facendo fare all'ascoltatore un bel tuffo nel passato verso gli UK Subs. Un cambio di rotta che è sì la faccia stessa medaglia, ma che in corso d'opera portare a compimento una maturazione di quella melodia, che se nella partenza era penalizzante e limitante, nel proseguo del disco viene imbastita e ricamata con più accuratezza, lasciando come croce e delizia il dubbio di una forzatura vocale talvolta opprimente.
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La recensione Dear Road di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-08-31 00:00:00
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