Ho sempre pensato che spesso è sconveniente parlare di gruppi blasonati nel recensire qualcuno, e che fosse più giusto cercare parole per descrivere una musica; forma d’arte che per sua natura nasce senza riferimento concreto che non sia se stessa. Ho sempre pensato inoltre che fosse sconveniente parlare di se stessi che, come dice Proust (eeeeh… la citazione!), è l’unico argomento su cui c’è da star certi che la nostra opinione e quella degli altri divergerà. Ma “ho sempre pensato” significa parlare di se stessi, cosa alquanto impropria in una recensione. Mi scuso, veniamo a loro.
I Sisma sono baldi (tutto sommato) giovini che provengono da nord, suonano un metal vecchio stampo e vedono già morte, rabbia degli angeli, dolore e schiavitù dappertutto: queste sono le loro carte in regola con il genere. Oltretutto si esaltano ad essere paragonati ai gruppi. Eccoli accontentati.
Il primo brano, la titletrack “Deadline” ha un’intro in stile Dead Kennedys che promette i Black Sabbath ritornando nelle altre zone, quando la voce denuncia di aver preso lezioni di intonazione da Ozzy. Il ritornello ricorda vecchi Agnostic Front e va sposare certe besciamelle hardcore che danno più colore che sostanza al piatto. Nel secondo la furiosa “Rage of Angels”, non c’è niente che i Machine Head non avrebbero (o non hanno già) fatto pensando di comporre un altro pezzo. Punto.
C’è da aggiungere che tuttavia hanno ottime dinamiche e scelte stilistiche precise, cosa che di solito è un buon biglietto da visita. Ma anche che due pezzi in tutto sono troppo pochi per capire quali idee si celino dietro questo progetto e quanto chiare esse siano. In compenso (e come compenso è alquanto povero) ci sono fin troppe parole; autoreferenziali e vanagloriose, dove si parla di musica unica nel suo genere se non di un genere a sé (ma dico, siete matti!?), che rischiano di far sembrare ogni buona idea inutile. Come forse è inutile rimarcare che in ogni ambito che paghi dazio al rock o al pop che sia, parole e immagini siano le braccia dell’immaginario senza il quale ogni progetto neanche parte; o, se si vuole, risulta mutilato. E in questa logica si può anche giocare a nasconderle le braccia, ma è bene prima essere stati attenti a non creare arti troppo lunghi per corpi inadeguati; cosa che finisce per generare i soliti mostri.
(P.S. a proposito di originalità, informo i Sisma, qualora non lo sapessero, che esiste già un altro gruppo che si chiama esattamente come loro. Indovinate che genere fanno?)
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La recensione deadline di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-19 00:00:00
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