Secondo il comunicato stampa della Sette Ottavi,Vittorio Merlo sarebbe il cantante italiano più scaricato dalla rete, con un record di oltre 250.000 downloads dal solo sito americano mp3.com. Difficile stabilire se si tratti della classica notizia costruita ad arte oppure no. Ma anche fosse falsa o gonfiata, sarebbe comunque verosimile. Da sempre gli italiani amano prendere in giro i potenti, sia pur nei limiti di una massa che preferisce lo sfottò ai danni della satira tout court, Striscia la notizia a Luttazzi, o Panariello ai Guzzanti. Vittorio Merlo dello sfottò è un maestro. In passato ha preso di mira Berlusconi, ora il suo obiettivo è il servo di corte Bruno Vespa. Il giornalista più potente della nostra epoca è catapultato in un sogno orrendo, dove infila metaforiche supposte, intervista un moribondo, chiede revisioni di canzoni comuniste. Un pezzo simpatico, cantato su di un'orecchiabile base reggae (che si trasforma in rock nel finale), lontano, però, da quella satira evocata dal titolo scelto per l'occasione (rafforzato dalla vignetta in copertina firmata da Stefano Disegni). Tuttavia la canzone non è del tutto innocua, bisogna riconoscerlo: in mezzo giacciono pericolosamente un paio di colpi ben assestati che impediranno per sempre al Nostro di essere invitato a "Porta a porta". Ma è difficile credere che la cosa possa dispiacergli più di tanto.
Il disco prosegue con una deludente canzone celebrativa, "Ferrari", che esalta il mito del made in Italy (che poi, in realtà, è made in Taiwan) in modo stucchevole e ruffiano, in una insopportabile melassa apologetica. Da dimenticare. Va meglio con tutto il resto, quando Merlo si fa più intimista e racconta la vita di tutti i giorni, in un fare un po' gucciniano. Dedica "Thomas guarda la città" al figlio, "Sabato del villaggio" agli anziani, "Avrei bisogno di parlarti" al padre. Canzoni non fondamentali ma senza dubbio oneste, che funzionano. E potrebbero proiettare il cantautore milanese di stanza a Lussemburgo verso un futuro fulgido in termini di vendite. Se per produrre "Ho sognato Bruno Vespa" si è scomodato Vince Tempera, una ragione ci sarà.
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