Torino, piazza CLN è innanzitutto storia e antinazismo. Lì c’era la Gestapo, lì hanno poi smacchiato quel ricordo nero con un nome che è un vaffanculo grosso così: piazza Comitato di Liberazione Nazionale, partita chiusa. Piazza CLN è anche arte: lì Dario Argento ha girato alcune scene di “Profondo rosso”. Piazza CLN è ovviamente musica: quella di due artisti che hanno scelto la via più difficile per raccontare una porzione di Torino così carica di eventi, suggestioni e orrori. Paolo Spaccamonti e Jochen Arbeit (Einstürzende Neubauten) si ritrovano insieme in un bel disco intitolato proprio “CLN”.
Le rispettive biografie dei due protagonisti lasciano intendere subito quello che sarà: un album scheletrico e minaccioso, a modo suo cinematografico - un cinema di sottili angosce piuttosto che di conclamato terrore, magari - e senz’altro potente e compiuto. “IV” è la traccia che riassume in sé lo spirito vero di questo lavoro: sospeso e circolare come una versione bignami di certi Godspeed You! Black Emperor, è un brano che calibra attesa e tensione con le giuste misure, rivelando una gestione inattaccabile del concetto di crescendo. Post rock intellettuale e avanguardista, quindi, che si evolve in una sorta di blues privo di groove ma pieno di emotività (“V”) fino all’apocalisse distorta e dissonante dell’epilogo (“VII”). Che stile, ragazzi.
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