Il Fieno Riverberi 2018 - Pop, New-Wave

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Riverberi è un disco cupo che oscilla tra melanconia e presa di coscienza. Gradito ritorno quello dei ragazzi de Il Fieno.

A tre anni dall'uscita del primo disco, "I Vivi", i ragazzi de Il Fieno ritornano sulla scena musicale con "Riverberi", album composto da nove tracce, che segna l'inizio di un nuovo capitolo del loro percorso artistico. 

Il disco si apre con "Everest", una vera e propria dichiarazione di esistenza e d'intenti. Infatti, in parallelo alla ricerca di autenticità palesata dal testo della canzone ("Io non voglio essere altro che questo, io non voglio essere altro che me"), emerge la volontà della band di distinguersi sin da subito a livello sonoro. In "Everest" ci si allontana dalla classica forma canzone, con i suoi ritornelli altisonanti, optando per una più interessante struttura a climax che esplode sul finale della canzone con la fusione della sezione ritmica, delle tastiere e dei cori.
"Galassie" è quel brano che in genere un qualsiasi altro artista avrebbe messo all'inizio del proprio disco. Forse si tratta della canzone più pop di "Riverberi", con un ritornello molto orecchiabile e una cadenza ritmica più decisa. In "1983" i tempi si distendono e viene dato più spazio alla voce di Gabriele Bosetti sostenuta da un tappeto sonoro che vede come protagonisti basso e chitarra elettrica. All'altezza di questo brano è ormai palese il fatto che sia la malinconia il fil rouge dell'intero lavoro, qui evocata dalla descrizione di una vecchia polaroid e dalla presa di coscienza circa la fugacità del tempo.
I bpm tornano ad alzarsi con "Lucertole", dove la batteria emerge scandendo con insistenza le pulsazioni, mentre rimane costante quel senso di rassegnazione e impotenza verso l'inesorabile scorrere del tempo. "Canzone Semplice", la ballad del disco, vede l'entrata in scena di una timida batteria elettrica. La malinconia finora citata lascia qui spazio ad un più profondo e generalizzato nichilismo: "io non voglio un figlio da proteggere, resto senza niente per tenermi su. Io non credo a niente per proteggermi".
A un passo dal baratro, i toni si fanno più leggeri con "Porno", brano che affronta il contrasto tra sessualità e pudicizia. Dopo questo breve sospiro di sollievo, tuttavia, si ripiomba nello sconforto con "Due Ragazzi Immaginari" e il suo incipit non troppo allegro: "Chissà com'è quando si muore...". Tristezza a parte, il brano è forse uno dei più suggestivi dell'intero disco. L'attenzione si concentra qui sul tema della morte e su quello che essa lascia alle persone che tocca indirettamente. A chiudere il cerchio troviamo "Lotus" e "Levanto" che, ripercorrendo le sonorità precedenti, lasciano aperta una porta verso la tanto agognata felicità. Una felicità- come si legge in Levanto- che "sa di sangue", ma pur sempre di felicità si tratta.

A conti fatti, i ragazzi de ll Fieno danno ottima prova di sé. Grazie agli arrangiamenti ben costruiti e ad un'attenta produzione; "Riverberi" si presenta come un disco riuscito ed emotivamente coinvolgente, dal quale emerge una visione pessimistica della vita e del tempo piuttosto contagiosa. Bene così.

 

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La recensione Riverberi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-04-16 00:00:00

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