L'ultimo disco degli Endrigo "Giovani leoni" è un disco faticoso.
C’è una strana sensazione che arriva alla mente mentre si ascolta “Giovani leoni”, il nuovo disco degli Endrigo. Ha a che fare con la quiete apparente che le ultime generazioni stanno vivendo. Non sembra ci siano particolari problemi attorno. In fondo non si può certo dire si stia male nella contemporaneità. Rispetto a qualche decennio è cosa assodata che la qualità della vita sia migliorata considerevolmente. Eppure direi che è abbastanza chiaro a tutti che è come se qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
La sensazione è proprio questa. E non è piacevole. Sin dalle primissime note de “Il ritorno dello J**i” si avverte come una certa urgenza a esprimere una sorta di violenza latente. Anche la voce regge perfettamente la situazione e porta con sé questa catarsi continua. In “Transenna” la catarsi prosegue soprattutto a livello strumentale, uno spesso strato di chitarre distorte sostiene un brano però a tratti ripetitivo, in particolare nella parte vocale. “Lettera” è un brano sghembo, caratterizzato da una totale incapacità di emozionare l’ascoltatore. L’assenza di una linea melodica di certo non aiuta e anche “Giovanni Lindo Ferretti vs L’universo”, nonostante il titolo a dir poco geniale e che meriterebbe un premio a parte, manca di un qualcosa che lo renda compiuto. Forse la monotona linea della voce è la principale responsabile della fatica insita in questo brano e in generale in tutto il disco. Con “Fumo pacco”, ad esempio, si intravede una ripresa, che non si capisce però se da sola basterà a salvare la baracca, che ormai però non parte con i migliori auspici.
Mentre ascolto continuo a nutrire seri dubbi sull’insistenza del cantante a mantenere un unica sola nota per tutta la prima parte del disco, nemmeno fosse il famigerato brano di Elio e le storie tese del Sanremo di qualche anno fa. Anche “Il ragazzino”, feat. Interessantissimo con Giorgieness, la quale voce sarebbe in grado di ridestare i morti, finisce per fare fatica. Vince in extremis la parte finale del pezzo, mantra sincero che ripete ossessivamente: “la musica mi ha preso tutto / ma prima non avevo niente”. Ma l’attimo è breve ed è fuggente e si ritorna al punto di partenza con “Benissimo, grazie”, la quale, a parte un brevissimo ponte più leggero e il pestaggio vocale continuo stile Dave Grohl, produce una realtà di cui non si sentiva la necessità.
Chiudono un disco sofferto e sostanzialmente zoppicante due brani: il primo “Questa è la casa”, che potrebbe essere forse la direzione giusta da seguire per lavori prossimi venturi, è dotata della giusta varietà stilistica e soprattutto capace di emozionare chi ascolta. Se c’è poi una cosa comunque che riesce bene agli Endrigo, sicuramente questa è la scelta dei titoli. L’ultimo pezzo “La migliore band death metal mai esistita in tutta Brescia” lascia intravedere influenze e contaminazioni con certo cantautorato anni ’80 italiano. In poche parole potete skippare tutto tranne il feat. con Giorgieness e le ultime due canzoni, che da sole valgono, a mio parere, l’esistenza di “Giovani leoni”.
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La recensione Giovani Leoni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-29 00:00:00
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