Il lago di Como come il Tamigi: ritornano alla grande i veterani del glam rock italiano
Una band compatta, affamata e continuamente in evoluzione, di cui ogni album segna un passo ulteriore nel percorso artistico: in più di dieci anni d’attività i Faz Waltz hanno saputo salpare e prendere il largo dal porto del glam rock più tradizionale, che dominava nei primi lavori, di cui David Bowie ed i T Rex, gli Stooges e gli Slade erano i bastioni, impastando il proprio sound con il meglio del rock’n’roll dai fifties ad oggi: Jerry Lee Lewis ed Elvis, gli Who e gli Action, i New York Dolls ed i Dictators, John Lennon e Paul McCartney, il garage ed il powerpop, fino anche al brit ed a certo indie rock affiorano in dosi variabili nei nuovi brani.
Posiamo “Double Dekker” sul piatto e premiamo play. Un riff iniziale classicissimo e potentissimo, il martellare del piano boogie, un ritornellone epico, liriche immediate: il disco parte a bomba, “Shakin’ Like An Hooligan”, prima traccia, è la “Saturday Night’s Alright (For Fighting)” del glam rock del XXI secolo e sembra quasi che Elton John ritorni ad essere il cattivo ragazzo di “Tommy”, in Dr Martens e Levi’s bianchi, campione di filpper acclamato dalla workin’ class.
E mentre scrivo scorrono una dopo l’altra “Julie”, “Right On” e “Oh Penny”, trittico in odore di Bay City Rollers ed esuberanza giovanile, sciarpe sulle gradinate, pinte di birra, facce sporche, cuori caldi e ragazze da conquistare ballando. “Come On And Squeeze Me”, “Sleepy Head” e “Jive Jive” richiamano la sensualità virile del rock inglese, da Marc Bolan a Gary Glitter, fino anche ai Darkness, ai Suede ed agli Oasis; “Dancing in My Shoes” e “Millionaire” sono due altri boogie tostissimi e luccicanti di tutto il glitter della storia, da Little Richard alla disco music; ritorna nel finale l’Elton John di “Yellow Brick Road” nelle due ballatone “Is This The Way” e “Under The Rainbow”.
Selvaggi ma mai oltraggiosi, muscolari ma non unti, sono di Cantù ma sembrano inglesi e suonano come gli inglesi, ed ok che il Lago di Como non è il Tamigi ma l’ascendente è chiaro e non si ferma al titolo scelto per il Long Playing, ma è tratteggiato smaccatamente sin dal loro primo singolo del 2008 nell’immaginario e nelle storie raccontate, nell'espressione vocale e nella sezione ritmica schietta e quadrata che stilisticamente più british non si può. Soprattutto, negli anni il songwriting di Faz La Rocca è stato elaborato e affinato ad un punto di maturazione che ci permette di affermare che nel sottobosco del rock’n’roll, non solo italiano, i Faz Waltz sono una delle band più originali, musicalmente intelligenti e riconoscibili con il proprio marchio di fabbrica. Not like everybody else, citando i Kinks.
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La recensione Double Decker di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-21 09:00:00
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