I Mesas hanno realizzato un bel disco rock, caldo, studiatamente grezzo, di buona scrittura e produzione. Il paragone che viene più facilmente alla mente è quello con i Queens Of The Stone Age, affini per incedere, sonorità e stile. Cantato in italiano, “Spasmi Che Sanno Di Me” non si dimentica comunque i tanto cari modelli nostrani, Marlene Kuntz ed Afterhours in primis (“No Grazie” ne è un esempio, ma tanti altri momenti nel disco richiamano la comune storia).
Il risultato si fa apprezzare, anche se qualcosa ancora non funziona alla perfezione. Sin dalle iniziali “Noia” e “Uh!”, le tracce alternano momenti più punk e trascinanti ad altri più posati, da “L’Aviatore” a “Sterile”, sino a “Smanio”, siparietto rock divertito e ben giocato. In generale si avverte che il gruppo potrebbe a ragione dire la sua in ambito live, vuoi per la voce graffiante, vuoi per il sound aggressivo, basso e corposo, o anche per la tramatura mai scontata dei brani e la buona sezione ritmica, cose che non passano inosservate. Tuttavia i brani di estrazione più italiana, forse meno inclini al divertimento spiccio, non convincono del tutto, non brillano di luce propria, e spezzano un po’ il ritmo.
A voler tirare le somme, “Spasmi Che Sanno Di Me” è un disco che non mancherà di trovare estimatori, e che di certo darà ai Mesas le chance che meritano. Manca ancora quel tiro che ha fatto grande “Songs For The Deaf”, ma rimane comunque una prova di livello.
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La recensione Spasmi Che Sanno Di Me di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-21 00:00:00
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