"Club è per chi nei club non ci mette mai piede, chi invece di bere fino a notte fonda si sveglia alla stessa ora per un incubo e si rifugia in un bel bicchiere di latte. Questo disco rappresenta la nostra fatica e la forza con cui cerchiamo uno sfogo, in tutto, nelle scelte compositive, nell’esecuzione e nei testi. Se dovessimo identificarlo in maniera precisa sarebbe il rigurgito di una cena a base di postrock, emo e shoegaze”.
Sono proprio queste le sensazioni e le influenze che permeano "Club", disco d’esordio del trio leccese buckingum palace, di rientro sulle scene a distanza di un anno dalla pubblicazione del loro ep "Macedonia". La prima traccia, "Spiagge", avvolge l’ascoltatore proiettandolo in quell’universo musicale soffuso, fatto di riff riverberati e distorsioni shoegaze, che si ripresenterà per tutta la durata del disco. Alla voce forte e decisa di Clara Romita, che emerge a partire da "Grande Mole", viene affidato poco spazio in "Club", arrivando talvolta a sparire completamente dal tessuto sonoro ("Reietto", "Caveau"). Nonostante la scelta stilistica di optare per l’essenzialità del dato testuale, questo, quando appare, emerge in tutta la sua eleganza e riflessività, in coerenza con il prodotto musicale sul quale si adagia.
I buckingum palace ci presentano un disco interessante, che va musicalmente controcorrente e contro il tempo, adatto ai quei nostalgici delle sonorità degli ormai lontani anni '90 a cui tutti, nel bene o nel male, siamo affezionati.
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