Quando hai vent’anni e suoni, il background musicale che ti ha nutrito fin lì è ancora un cordone ombelicale forte. I tuoi gruppi di riferimento, specie se appartenenti a generi affini, sono ben presenti nella testa e nelle corde. Ma se dimostri d’aver capito che creare è sempre un misto tra imitazione ed innovazione (anche quando giuri che non è così), se riesci a considerare quelle influenze un grande magma da cui vieni fuori proprio tu (e lo fai già a vent’anni), allora il primo passo è compiuto. E la tua identità inizia a delinearsi. Lo sforzo degli Ablepsya è proprio questo. A partire dalla maschera bianca su sfondo nero della copertina. Maschera messa di lato, quasi in uscita… Confido che tra un po’ sparirà. Ascoltando le otto tracce dell’ultimo lavoro, “Nascita”, certe citazioni sanno più di omaggio palese che di scopiazzamento maldestramente mascherato.
Se occorre catalogare per sentirci tutti più al sicuro, allora il loro è un post-rock che si veste d’influenze gotiche, d’improvvisi assalti grunge e di una diffusa inclinazione romantica e decadente ispirata alla migliore tradizione in merito. Ma solo in questo. Perché gli Ablepsya non evitano il cantato per dedicarsi prettamente allo strumentale. Non a caso aleggiano i Tortoise, in veste algida e frammentata, e solo accidentalmente ambient. C’è del manierismo, sì, ma il punto è che c’è del manierismo in tutto il cosiddetto post-rock. E’ una delle sue caratteristiche, è il vezzo di usare la strumentazione rock in modo virtuoso per contaminare, per spingersi nel dub, nel free-jazz, nel kraut rock, dilatandoli in lunghe suite che sforano il minutaggio convenzionale dei brani e vanno oltre i 6/7 minuti. Gli Ablepsya tutto questo lo sanno, lo hanno digerito e lo restituiscono a noi con lunghe linee malinconiche di chitarra contaminata dall’elettronica, con un basso che suona “warm” ed una voce dal timbro astratto piuttosto convincente quando dipinge le atmosfere cupe di alcuni testi. Testi che sono articolati e complessi, ridondanti ed enfatici, e ciò si addice all’altra anima della band, quella dark. La traccia che più mi ha convinta è, non a caso, la tre, “Il pianto”: ben strutturata, ciclica, un buon equilibrio tra melodico e progressive, tra le due tendenze del gruppo. Sa un po’, per capirci, di Siouxsie e Joy Division.
Vent’anni. Un esempio, gli Ablepsya, di “italianizzazione” del filone immenso del post-rock.
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La recensione Nascita di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-20 00:00:00
COMMENTI (23)
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A me hanno sempre detto che l' importante è crederci....inzio ad avere dei dubbi... forse sono anche io così...forse penso che il mio gruppo spacci ed invece siamo mediocri....cazzo mi hai dato da pensare.
definisco tutti quelli che hanno scritto in questo periodo commenti una massa di idioti e fanulloni e molto invidiosi
al posto di stare qui a scrivere commenti andate al vostro locale prendete i vostri strumenti in mano e incominciate a lavorare solo allora potrete criticare ki e' sopra di voi perke' voi nn ve ne rendete conto ma gli ablepsya sono dei grandihahha
e voi solo icapaci e musicalmente ignoranti
dedicato a tutte le merde e bestie della musica siete una rovina
uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalllllllllllllllllllllaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa:[:[::|:|:=:[:[:[:[:[:[:[:[:[:(:(bfr:(hthtjtgh gh gh ngjghm
fa schifo.PUNTO.
allora nn ti permettere piu di dire ke i led zeppelin fanno skifo altrimenti ti arriva na kosa in faccia...2)a differenza tua ke frs sei abituato a pagare,gli ablepsya sn arrivati dove sn arrivati kn la sola forza delle loro gambe...nn sn mika tutti kome te..inkapaci...va fatti a fa nu bagno...ke puzzi di invidia
xke nn mi invii una tua foto??mi faccio 4 risate...!ti rikordo ke qui sn ben accette critiche costruttive,nn offese!ma va va..
COMPLIMENTI
tua MADRE FA' LE POMPEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE