Il nuovo album dei Ministri arriva a tre anni di distanza dal precedente “Cultura Generale” e quasi dodici da “I soldi sono finiti”, per una band che quest’anno festeggia la sua Quinceanera. È il tempo che passa, le responsabilità, il punto di vista sulla vita che non è più lo stesso di quando si era più giovani, quindi, a rendere in speranza la rabbia dei Ministri, a trasformare le canzoni da ringhia di cani a grida d’aiuto. Questo è quello che mi sono detto, ma realtà è che questa, come minimo, è una mezza verità.
Sarebbe molto semplice vedere in “Fidatevi” soltanto la storia di chi non ha più vent’anni e si sente addosso tutto il peso di una vita che ha perso lo slancio iniziale, di un futuro incerto e del bisogno di essere salvati e salvarsi prima della fine. “Fidatevi” è invece un album in questo aspetto rappresenta solo uno, anche se il più importante, degli strati, e per questo forse è il disco più cupo e profondo dei Ministri. L’urlo di rabbia verso un mondo che non va sempre, o quasi mai, come vorremmo fa un passo indietro in favore di una problematizzazione maggiore delle miserie umane, gli uomini soli davanti alla faccia della vita diventano piccoli eroi. We can be heroes? Non siamo, in effetti, molto lontani da quella visione lì, “Fidatevi” è un disco che parla di eroi per un giorno.
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