Non è un’anticipazione di “Thuban”, l’album con il quale, il prossimo 15 giugno, i Lay Llamas torneranno sotto l’egida della benemerita Rocket Recordings. È solo un episodio (uno dei tanti), quasi un post it, una scusa utile a ribadire il concetto: sperimentare. Sempre, senza aspettare, senza abbandonarsi a chissà quale calcolo. Che poi è la cosa che meglio riesce alla band siciliana.
Ben venga, dunque, questo singolo curato dalla Backwards (la stessa etichetta che pubblicò, nel 2012, il disco d’esordio di Nicola Giunta e compagni), che mette in fila un paio di pezzi dal notevole impatto. A partire da “Malophòros”, con testo scritto e interpretato dal cantautore e percussionista Alfio Antico, già al fianco di Fabrizio De Andrè, Tullio De Piscopo, Vinicio Capossela, dedicato alla dea Demetra e al suo santuario, le cui rovine si trovano nel parco archeologico di Selinunte, un luogo sacro per gli antichi coloni greci in Sicilia, dove si svolgevano rituali e sacrifici. Un canto sciamanico, retto dalla voce ieratica di Antico e ben adagiata su di un tappeto sonoro in grado di rimandare al primo Alan Sorrenti, a una psichedelia desertica, nello stile visionario dei Master Musicians of Bukkake.
A completare il cerchio “Di pietra”, che avrebbe potuto ben figurare all’interno di “Ostro”, il penultimo lavoro dei Lay Llamas, con i suoi richiami al proto Franco Battiato, con la sua circolarità liturgica, la sua elettronica incisiva. E ora c’è solo il tempo di mettersi in contatto con “Thuban” e sentire di che pasta saranno fatti i nuovi Lay Llamas.
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