«Di sicuro non adatte a conciliare il sonno»: sono le 10 tracce del nuovo Friendless degli Zeffjack.
Sono passati 8 anni dalla loro ultima produzione -La stagione delle piogge- e 11 dal loro esordio. Normale pensare, quindi, che questo disco rappresenti, in qualche modo, un bilancio personale del trio parmense, giunto alla convinzione che «suonato è meglio».
Il comitato accoglienza è rappresentato da “Mont Blanc”: 3 minuti e mezzo dove a farla da padrone è il bel canto di chitarra elettrica di Francesco Luche. Se qui manca, forse, l'elemento a sorpresa, a portarlo ci pensa la festaiola “Poretti Party” che, dopo la bella carica di “Arnold Press”, ci spiega cosa significhi «cantare in musica». Il giro è semplice ma travolgente e sembra dire: “dai, vediamo se riesci a non saltare”. Chapeau.
Seguendo il filo del discorso musicale, “Starting Light” mantiene un vago ricordo dei giri precedenti, quel tanto che basta per non far finire la festa al basso di Michele Reverberi...e anche a chi ascolta. È con “Deep Impact” che la faccenda si fa più seria e la batteria di Andrea Grazioli può finalmente galoppare a briglie sciolte nelle praterie di un «semplice sfogo musicale».
“California Butterfly”e “Number 9” trascinano in un vero e proprio viaggio sonoro tra i quartieri e le periferie più malinconiche di Friendless: si avverte la sensazioni del sentirsi soli in mezzo a fiumi di persone che passano e se ne vanno. Assieme a “Demo Center” delineano i momenti più intimi di queste geometrie in musica che gli Zeffjack hanno confezionato con esperienza e consapevolezza.
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