“Le vie dell’amore” affianca ossimoricamente melodie apparentemente superficiali con concetti e idee più profonde: è questo il suo limite e la sua forza.
“Le vie dell’amore” è l’album d’esordio del nuovo progetto di Gianluca Porcu, qui affiancato da Alice Marras, che dà voce a quasi tutti i testi (tranne “Iniziazione” e “Maestro” dove è proprio Gianluca a cantare) e ne condisce le melodie.
I suoni sono sintetizzati ed elettronici, percorsi da venature pop e, in alcuni casi, quasi house (“Cuori Entangled”, “Iniziazione”, “Maestro”).
Già in “Atomica”, brano d’apertura, sono i campionatori e i sintetizzatori a farla da padroni. Poi interviene la voce di Alice a riportare solo per un attimo sulla terra, prima di scagliare, con le sue eco eteree, in un mondo irreale dai contorni sfumati, cantando di una “rabbia supersonica” come “un’atomica da disinnescare”, che non è altro che quella rabbia produttiva da cui nasce il cambiamento, tappa necessaria per rialzarsi e ricostruire. Ed è un po’ questo il tema portante di tutto il disco, dove “le vie dell’amore” non sono strade lisce, dritte e scorrevoli, ma sentieri impervi, ricchi di inevitabili cadute e di cicatrici da portarsi dietro.
Così la già citata “Cuori Entangled”, avvolta in suoni house, descrive “le ferite che rimangono” come “limiti da superare”, ché pure se ci si fa male bisogna trovare la forza di rialzarsi; “Iniziazione” segue la stessa strada, perché anche se da una parte musicalmente si avvicina ai Subsonica, poi dall’altra si chiude con sprazzi di house, ed è il rituale con cui si accetta di star bene con se stessi, la consapevolezza che le “ferite insegnano e la vita curano”.
Tra i pezzi forti dell’album vanno citate “Angeli senza ali”, dedicata a tutti quelli che, chiusi nel loro guscio e nella loro esistenza, non si sforzano di guardare oltre il proprio naso e “Bisione”, diversa da tutto il resto, perché mette da parte l’house e l’elettronica per costruire un brano caratteristico e popolare, interamente in sardo e quindi poco comprensibile, ma comunque in grado di arrivare e di descrivere atmosfere sognanti ed irreali.
Una delle particolarità più sorprendenti del disco rimane la capacità di affiancare ossimoricamente melodie apparentemente superficiali, house ed elettroniche, a idee e concetti che scavano in profondità (cosa che succede anche in “Maestro”). Questo è il suo limite e la sua forza, perché per assimilare ed apprezzare “Le vie dell’amore” bisogna tenere alta l’attenzione in tutti i brani e riuscire a scindere nella propria testa musica e parole.
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La recensione Le vie dell'Amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-14 00:00:00
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