Makai firma il primo long play della sua carriera, in bilico fra Mediterraneo e Nord Europa
Ci sono canzoni che fanno prendere una piega diversa ai lunedì mattina, dischi che impongono una sterzata permettendo di approdare in territori, almeno mentali, più agevoli: qualcuno direbbe comfort zone, proprio come il titolo del primo long play di Makai per INRI/Metatron.
Il successore dell'ep “Hands”, che ha permesso all'anima del progetto Dario Tatoli di farsi conoscere e apprezzare largamente, è un discorso su 9 episodi in continuo equilibrio fra Mediterraneo e Nord Europa. La mezz'ora scarsa di ascolto è vellutata, delicata fin dall'introduzione affidata a “Lazy Days” (scelto come secondo singolo promozionale) ma inizia a salire di giri con “Hands”: la voce di Makai riemerge fra ritmiche repentine e pattern sonori, solo per scomparire nella successiva “You”. Sono proprio gli episodi strumentali ad aggiungere valore al disco, con “Night Shift” che brilla di luce di propria e strizza l'occhio a Bonobo; vincente l'accoppiata con “Missed”, meritevole di continuare il discorso introdotto sul brano precedente regalando un senso di maggior completezza da canzone “pronta all'uso”.
Il congedo è affidato alla title-track, sporca e scarna, alienata dal mood sonoro imperante che chiude il cerchio di questa proposta. Makai vince la prova sviluppando un bel disco ed è interessante notare come determinate sonorità fredde ma al tempo stesso emozionali stiano facendosi sempre più presenti fra artisti nostrani (basti pensare a Wrongonyou, oppure Gigante). “The comfort zone” è un album perfetto per mitigare la stanchezza, allontanare il malessere e garantire l'assunzione della mezz'ora quotidiana di sana, buona musica.
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La recensione The Comfort Zone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-07 00:00:00
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