Tanto rumore e grande voglia di suonare nel nuovo disco dei Big Cream, "Rust".
Dopo l'esordio nel 2016 con "Creamy Tales", i ragazzi dei Big Cream tornano a farsi sentire con un nuovo disco, "Rust".
Da un ascolto complessivo dell'album, composto da nove tracce, si evince una decisa presa di distanza dalla ricerca di complesse costruzioni sonore e virtuosismi del caso. Le sonorità proposte non si distanziano troppo da quelle che avevamo trovato nel primo disco, con la riproposizione della triade chitarra, basso e batteria. Questa volta, tuttavia, la voce riesce a distaccarsi da volumi decisi e suoni corposi ritagliandosi uno spazio maggiore, prima sacrificato a favore della componente strumentale. Le influenze artistiche della band sono evidenti. Si possono infatti cogliere gli echi dei Nirvana di "Bleach" in brani come "Desert Evening", oppure i Dinosaur Jr. ("Hawaiian Snow"), o ancora Pixies ("Cannon Fuse"), Japanfroids, Torche. Tra influenze rock, post punk e grunge, il disco dispiega la sua potenza sonora per tutte le tracce del disco, dall'agitata "Cannon Fuse", che lo apre, sino alla coda rumorosa di "Gatlin". Gli unici respiri che ci vengono concessi in questo energico e vertiginoso flusso sonoro li possiamo tirare in "Desert Evening" e "Hawaiian Snow", nelle quali i battiti si dilatano e la parte ritmica viene tenuta a freno.
In "Rust" emerge la voglia di divertirsi della band, senza preoccuparsi di fare troppo rumore o di risultare eccessivamente aggressivi. Non è un lavoro innovativo né particolarmente originale, ma è un disco sincero, che si fa ascoltare piacevolmente, carico di quella genuina voglia di chiudersi in un garage e suonare senza sosta fino all'alba.
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La recensione Rust di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-07-23 00:00:00
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