Non banalmente il respiro britannico e delle armonie sofisticate di “Sailing” portano quella sensazione di pioggia nel tocco indelebile dei Suede e nella voce di Brett Anderson, sino ai solchi dell’inconsolabile "Yellow" dei Coldplay, che nei toni freddi della City, conquista fin da subito l’ascolto dell’ep dei Burnite. Dinanzi ad “Autumn” appaiono invece più facili gli stereotipi del genere, dove la luce flebile del ritornello abbastanza calcato non penalizza eccessivamente la bontà di un pezzo di fine britpop. Da band consumata del genere, arriva l’ultimo pezzo “Hurry Up”, una canzone così ben riuscita, che se fosse stata scritta vent’anni prima non avrebbe avuto nulla a che invidiare alle mega hit internazionali di quel periodo.
È piuttosto palpabile la dolce malinconia che avvolge il lavoro dei Burnite, capaci fuori tempo massimo di esprimere tre pezzi di buonissimo livello, lasciandosi invece indietro band come i Travis e lambendo alle ballad più famose del britpop, scampando così ad una facile ripetizione manieristica delle composizioni. Ottimo risultato per delle canzoni lasciate fin troppo a lungo nel cassetto.
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