Un’ottima prova per gli abruzzesi HOMA, che con Black Comet danno non poche soddisfazioni a chi cerca potenza, melodia e attitudine
Rock alternativo sciolto in soluzioni metal per gli HOMA, che propongono cinque brani diversi tra loro ma accomunati da uno stile già riconoscibile, ricco di pathos e fatto di chitarre corrosive ed una voce ampia e carismatica, capace di grandi impennate e di momenti più intimi e suadenti.
Sicuramente non esisterebbe questa band se si cancellassero gli anni 90 dalla memoria storica e dagli archivi musicali, però il trio abruzzese ha fatto in modo di aggiornare il proprio background attraverso un uso moderno di synth ed effetti, dando vita ad una proposta che fonde in un’unica capsula bionica gli HIM, i Negative e gli Alter Bridge e li proietta in un futuro dai suoni elettronici, facendola poi esplodere nello spazio e dando vita così ad una nuova piccola galassia sonora chiamata HOMA.
Le composizioni del gruppo hanno stretto un patto di non belligeranza con la forma canzone standard, proponendo di rispettarla ma con il compromesso di potersi ugualmente concedere momenti di maggior respiro e meno vincolati ad una struttura ben precisa.
Il disco si apre con la potenza di “Feast For Crows”, che mette subito tutte le carte in tavola, e si chiude con l’altrettanto devastante title-track, i suoi studiatissimi stacchi e la cavalcata sonora sul finale che impone di spingere nuovamente il tasto play per far ricominciare il viaggio.
Tra questi due solidi pilastri si incastonano i tre pezzi centrali del disco, che spingono meno sull’acceleratore ed evidenziano la capacità della band di proporre anche ottime ballate, melodiche senza mai far colare miele dalle orecchie.
Un’ottima prova, destinata forse più ad un pubblico estero (o esterofilo) ma che dà non poche soddisfazioni a chi cerca potenza, melodia e attitudine.
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La recensione Black Comet di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-08 00:00:00
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