Follia punk, surrealismo sonoro e scene da film di spionaggio nella miscela esplosiva proposta dai bresciani Narcovand’agio nel loro secondo lavoro, “trentatre.zerootto”
Scene da inseguimenti notturni delle pellicole di spionaggio degli anni 70 con ritmi cavalcanti e un bel basso portante aprono “Mistica”, prima traccia di “trentatre.zerootto”, inconsueto e visionario secondo lavoro dei Narcovand’agio, narcotrafficanti di allucinogeni rock strumentali dalle trame sonore intricate ma perfettamente solubili all’interno dei timpani.
L’atmosfera vintage e dal retrogusto cinematografico continua a svilupparsi lungo tutti i brani di quest’album ricco di sfumature ma realizzato con un’encomiabile coerenza. Caratteristica principale del trio bresciano è una libertà compositiva davvero trascinante, spesso ai limiti della jam session, riuscendo però a non far traboccare mai troppa materia sonora fuori dal mood totale del brano.
James Jaka e i fratelli Alberto e Giulio Manfredini sembrano non voler partire da una ricetta prestabilita ma piuttosto creano la loro miscela fondendo noise, blues, post-alternative e progressive rock con un’attitudine punk che non disdegna incursioni anche in mondi lontani come le atmosfere western di “Sarracino” o le brevi parentesi più elettroniche di “Metamorfosi” e “Sharon”.
Impossibile non scuotere il corpo al ritmo di pezzi come la schizofrenica “A.M.” o l’allucinata “Hidetoshi Tàtàtà”, mentre l’arpeggiata “Beatrice” spegne un po’ gli animi ed è l’unico brano che non regge il confronto con gli altri.
Una nota di merito va inoltre alle incursioni della tromba di Giuseppe Albanese in “1936,27” (il valore di un euro espresso in lire) e nelle già citate “Sarracino” e “Beatrice”.
Un ottimo lavoro per chi cerca musica da viaggi mentali, frenesia e follia senza disdegnare tecnica e coraggio di osare.
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La recensione trentatre.zerootto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-08 00:00:00
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