In questi primi cinque anni di vita i Flysuit si sono dedicati principalmente all’attività live, calcando diversi palchi, soprattutto della loro Emilia Romagna, e preoccupandosi di definire il proprio assetto e il proprio sound prima di incidere le loro canzoni su disco. Dopo aver sfornato un paio di singoli ancora prematuri e un altro paio di brani registrati dal vivo, cui ha fatto seguito una piccola “pausa di riflessione” conclusa con un cambio di formazione, è giunta finalmente la pubblicazione de “Il sogno”, un ep di quattro pezzi che fondono cantautorato rock con influenze pop e arrangiamenti dal gusto retrò. In primo piano c’è la leggiadra voce del cantante, Alessandro, tra i punti di forza di questa band forlivese, che si diverte spesso a far schizzare falsetti verticali con discreta naturalezza, ma le sue doti sono ben supportate dall’architettata trama strumentale, dall’espressività degli assoli di chitarra e di pianoforte e dalla capacità di cercare soluzioni melodiche e di scrittura non banali, che tentano di spezzare la linearità dei brani, dal momento che ci si muove in un territorio (quello del pop-rock italiano) a dir poco saturo e ardente di concorrenti “spietati”. Bisogna lavorare un po’ di più sui testi, che non sembrano esser stati curati tanto quanto la sezione strumentale e che spesso inciampano in evitabili ripetizioni di parole o in metriche sgangherate ai confini dell’improvvisato. L’attitudine comunque sembra decisamente dalla parte dei Flysuit. Rodando meglio questa formula con la nuova formazione e continuando a privilegiare la gavetta live e le esperienze “sul campo”, la band può sperare di andare oltre i fatidici “quindici minuti di celebrità” e lasciare il segno. Sarà questo “Il sogno” da cui trae il titolo l’ep?
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